Studi relativi al Covid

Pubblicazioni da riviste scientifiche internazionali relative alle controverse misure per contrastare Covid, mezzi diagnostici come PCR test, vaccini e cure efficaci per gli ammalati Covid.

Covid-19: Do many people have pre-existing immunity? (Covid-19: molte persone hanno un’immunità preesistente?) Sembrava una verità universalmente riconosciuta che la popolazione umana non avesse un’immunità preesistente al SARS-CoV-2, ma è veramente così? Peter Doshi esplora la ricerca emergente sulle risposte immunitarie. Almeno sei studi hanno riportato reattività delle cellule T contro il SARS-CoV-2 nel 20% fino al 50% di persone senza esposizione nota al virus.5678910 Nello studio di campioni di sangue di donatori ottenuti negli USA tra il 2015 e il 2018, il 50% ha mostrato varie forme di reattività delle cellule T al SARS-CoV-2.511 Uno studio simile che ha usato campioni dall’Olanda ha riportato reattività delle cellule T in due persone su 10 che non erano state esposte al virus.7 In Germania cellule T reattive sono state scoperte in un terzo di donatori sani sieronegativi al SARS-CoV-2 (23 su 68). A Singapore un’équipe ha analizzato campioni presi da persone senza contatti o storia personale di SARS o covid-19; 12 su 26 campioni presi prima del luglio 2019 hanno mostrato reattività al SARS-CoV-2, così come sette su 11 da persone sieronegative al virus.8 E’ stata scoperta reattività anche in UK e Svezia.6910

COVID-19 RNA Based Vaccines and the Risk of Prion Disease (Vaccini contro il Covid-19 basati sull’RNA e il rischio di malattia da prioni) Lo sviluppo della nuova tecnologia del vaccino è stato segnato da problemi in passato. I vaccini attuali contro il SARSCoV-2 basati sull’ RNA sono stati approvati negli USA con un ordine di emergenza senza una sperimentazione esauriente e a lungo termine sulla sicurezza. In quest’articolo il vaccino Pfizer contro il COVID-19 è stato valutato per il potenziale di indurre la malattia da prioni in chi riceve il vaccino. La sequenza dell’RNA del vaccino, così come l’ interazione con la proteina spike bersaglio, sono state analizzate per il potenziale di trasformare le  proteine leganti intracellulari a RNA,  la proteina legante TAR DNA (TDP-43) e il Fuso nel Sarcoma (FUS) nelle loro conformazioni prionali patologiche. I risultati indicano che il vaccino RNA ha sequenze specifiche che possono indurre la TDP-43 e il FUS a ripiegarsi nelle loro conformazioni prionali patologiche. In quest’ analisi sono state identificate un totale di sedici ripetizioni UG (ΨGΨG) e sequenze ulteriori ricche di UG (ΨG). Sono state trovate due sequenze GGΨA . Potrebbero essere presenti potenziali sequenze G Quadruplex ma c’è bisogno di un programma di computer più sofisticato per verificarlo. Inoltre, la proteina spike creata dalla conversione del vaccino a RNA, lega l’enzima 2 che converte l’angiotensina (ACE2), un enzima contenente zinco. Quest’interazione ha il potenziale di aumentare lo zinco intracellulare. È stato mostrato che gli ioni dello zinco causano la trasformazione del TDP-43 nella sua configurazione prionale patologica. È noto che il ripiegamento del TDP-43 e del FUS nelle loro conformazioni prionali patologiche causa ALS, la degenerazione del lobo frontale temporale, il morbo di Alzheimer e altre malattie neurodegenerative. La scoperta allegata, così come altri potenziali rischi, porta l’autore a credere che l’approvazione dei vaccini per il SARS-CoV-2 basati sull’ RNA è stata prematura e che il vaccino può causare molti più danni che benefici.

L’ hydrossivitamina D 25 libera, predice la mortalità per tutte le cause negli uomini che invecchiano Livelli bassi di 25(OH)D totale e di 1.25(OH)2D totale in uomini di mezza età e anziani che vivono in comunità aumentano il rischio di mortalità. Tuttavia, solo i livelli bassi di 25(OH)D libera, ma non di 1.25(OH)2D libera, permettono di prevedere la mortalità per tutte le cause. La carenza di vitamina D è associata ad un impatto negativo sulla salute generale e permette di prevedere un rischio di mortalità più alto.

Late Breaking Abstract – Occupational exposure to disinfectants and COPD incidence in US nurses: a prospective cohort study (L’esposizione professionale a disinfettanti e l’incidenza della COPD nelle infermiere statunitensi: uno studio su un gruppo in prospettiva) Uno studio trentennale condotto da ricercatori dell’ Università di Harvard accanto a ricercatori dell’ Istituto Nazionale della Salute e della Ricerca Medica (Inserm), in Francia, ha scoperto che l’ uso regolare di candeggina e altri disinfettanti comuni può aumentare la possibilità di sviluppare una malattia polmonare fatale. Lo studio ha evidenziato che coloro che usavano questi tipi di prodotti una volta a settimana avevano una possibilità fino al 32% superiore di contrarla.

La polmonite batterica ha causato la maggior parte dei decessi nella pandemia influenzale del 1918 La maggioranza delle morti durante la pandemia influenzale del 1918-19 non furono causate soltanto dal virus dell’influenza, riferiscono i ricercatori dell’Istituto Nazionale di Allergie e Malattie Infettive (NIAID), parte dell’Istituto Nazionale della Salute. Invece, la maggior parte delle vittime soccombette alla polmonite batterica successiva all’infezione da virus influenzale.

Mascherine: Falsa Sicurezza e Pericoli Reali: Parte 3 Una rivista soggetta a peer-review di medici e scienziati senza influenza commerciale. Indossare la mascherina causa cambiamenti fisiologici di molteplici sistemi organici, inclusi il cervello, il cuore, i polmoni, i reni e il sistema immunitario. A breve termine saranno indotti danni da ipossia e ipercapnia, a medio termine da batteri e funghi, a lungo termine dalle particelle di materiale tossico contenute nelle mascherine.

Vitamin D3 reduces intensive care admission significantly Calcifediol Treatment and COVID-19-Related Outcomes (La vitamina D3 riduce significativamente gli ingressi in terapia intensiva. Terapia con calcifediolo e risultati in relazione al Covid-19).

Corona children studies “Co-Ki”: First results of a Germany-wide registry on mouth and nose covering (mask) in children (Studi sul Corona nei bambini: I primi risultati di un’ anagrafe su tutto il territorio tedesco sulle mascherine nei bambini) Risultati: Al 26.10.2020 l’anagrafe era stata usata da 20,353 persone. In questa pubblicazione riportiamo i risultati ottenuti dai genitori, che hanno inserito i dati di un totale di 25,930 bambini. La media del tempo in cui la mascherina era indossata era 270 minuti al giorno. Peggioramenti causati dall’indossarla sono stati riferiti dal 68% dei genitori. Includevano irritabilità (60%), mal di testa (53%), difficoltà di concentrazione (50%), meno felicità (49%), riluttanza ad andare a scuola/all’asilo (44%), malessere (42%), difficoltà nell’apprendimento (38%) e sonnolenza o fatica (37%).

Immunization with SARS coronavirus vaccines leads to pulmonary immunopathology on challenge with the SARS virus (L’immunizzazione con i vaccini contro il Sars-Cov-2 porta a immunopatologia polmonare su stimolazione con il virus) Risultati: Tutti i vaccini hanno prodotto siero che neutralizza gli anticorpi con dosaggi crescenti e/o risposte all’allume significativamente in aumento. Sono state osservate significative riduzioni del SARS-CoV due giorni dopo che lo stimolo è stato visto per tutti i vaccini e il precedente SARS-CoV vivo.

STUDIO: L’uso di maschere a lungo termine genera microbi che si infiltrano nei polmoni e contribuiscono al cancro del polmone in stadio avanzato (rimosa la fonte dal sito di Science: https://science.news/2021-01-15-long-term-mask-use-breeds-microbe-lung-cancer.htm) Un nuovo studio rileva che la coltivazione e l’arricchimento dei microbi sul viso possono infiltrarsi nei polmoni attraverso aspirazioni.

PubMed: “Mutagenesi inserzionale e malattia indotta da autoimmunità causata da tossine residue fetali e retrovirali umane nei vaccini” (censurato sul sito, testo intero disponibile preso Commissione Internazionale) Questo è un lavoro di ricerca eseguito da Jarzyna P., Doan N.V., Deisher T.: che è stato presentato alla conferenza annuale AAPLOG e ACOP a Houston, Texas il 21 febbraio 2016. In questo lavoro vengono descritte le proprietà dei residui umani fetali e delle tossine retrovirali presenti nei vaccini, attraverso l’inserimento dei suddetti frammenti nel DNA in soggetti sani per mezzo dei vaccini, mutazioni e patologie autoimmuni.

Base fisiopatologica e logica per il trattamento ambulatoriale precoce dell’infezione da SARS-CoV-2 (COVID-19) Un nuovo studio pubblicato sull’American Journal of Medicine a gennaio ha rilevato che il trattamento precoce dei pazienti affetti da coronavirus con idrossiclorochina ha abbassato il tasso di mortalità per la malattia. Il COVID-19 acuto ha una vasta gamma di gravità clinica da asintomatica a fatale. In assenza di studi clinici e linee guida, con l’aumento dei ricoveri e della mortalità, è prudente implementare un trattamento per COVID-19 basato su principi fisiopatologici. Abbiamo proposto un algoritmo basato sull’età e sulle comorbidità che consente di monitorare e curare un’ampia percentuale a casa durante l’autoisolamento con l’obiettivo di ridurre i rischi di ospedalizzazione e morte. Lo studio ha rilevato che l’uso immediato di HCQ, mentre il paziente era ancora a casa, ha mostrato benefici significativi. Secondo c19study.com ci sono stati 237 studi, 171 dei quali sono stati sottoposti a peer review che mostrano che il 67% dei pazienti è migliorato nei primi stadi di trattamento.

Screening degli acidi nucleici SARS-CoV-2 dopo il blocco in quasi dieci milioni di residenti a Wuhan, in Cina Nature: Dei 300 casi positivi asintomatici, due provenivano da una famiglia e altri due da un’altra famiglia. Non c’erano pazienti COVID-19 precedentemente confermati in queste due famiglie. Sono stati rintracciati un totale di 1174 contatti stretti dei casi positivi asintomatici e tutti sono risultati negativi al il COVID-19. Tutti i casi positivi asintomatici, i casi ripetitivi ei loro contatti stretti sono stati isolati per almeno 2 settimane fino a quando i risultati del test degli acidi nucleici sono risultati negativi. Nessuno dei casi positivi rilevati o i loro contatti stretti sono diventati sintomatici o confermati di recente con COVID-19 durante il periodo di isolamento. Lo studio condotto a Wuhan su quasi 10 milioni di persone conferma che l’asintomatico a contatto con gli altri non trasmette il virus.

Tasso di mortalità per infezione COVID-19 rilevato dai dati di sieroprevalenza Bollettino OMS: Il tasso di mortalità per infezione di COVID-19 può variare in modo sostanziale tra le diverse località e questo può riflettere le differenze nella struttura dell’età della popolazione e nel mix di casi di pazienti infetti e deceduti e altri fattori. I tassi di mortalità per infezione dedotti tendevano ad essere molto inferiori rispetto alle stime fatte in precedenza durante la pandemia. Riconoscendo queste limitazioni, sulla base dei dati attualmente disponibili, si può prevedere che oltre mezzo miliardo di persone siano state infettate al 12 settembre 2020, molto più dei circa 29 milioni di casi confermati in laboratorio documentati. La maggior parte dei luoghi ha probabilmente un tasso di mortalità per infezione inferiore allo 0,20% e con misure non farmacologiche appropriate e precise che cercano selettivamente di proteggere le popolazioni e le strutture vulnerabili ad alto rischio, il tasso di mortalità per infezioni può essere ridotto ancora.

Prevalenza dell’infezione da SARS-CoV-2 nei bambini e nei loro genitori nella Germania sudoccidentale JAMA: In questo studio trasversale, la diffusione dell’infezione da SARS-CoV-2 durante un periodo di lockdown nel sud-ovest della Germania è stata particolarmente bassa nei bambini di età compresa tra 1 e 10 anni. Di conseguenza, è improbabile che i bambini abbiano amplificato la pandemia. Questo studio sulla prevalenza di SARS-CoV-2, che sembra essere il più grande incentrato sui bambini, è istruttivo su come i test di massa ad hoc forniscono la base per un processo decisionale politico razionale in una pandemia.

Le caratteristiche immunologiche governano la transizione del COVID-19 all’endemicità Attualmente ci troviamo di fronte alla questione di come la gravità del CoV-2 possa cambiare negli anni a venire. La nostra analisi dei dati immunologici ed epidemiologici sui coronavirus umani endemici (HCoV) mostra che l’immunità bloccante le infezioni diminuisce rapidamente, ma l’immunità che riduce la malattia è di lunga durata. Il nostro modello, che incorpora questi componenti dell’immunità, ricapitola sia l’attuale gravità del CoV-2 che la natura benigna degli HCoV, suggerendo che una volta raggiunta la fase endemica, l’esposizione primaria è nell’infanzia, il CoV-2 potrebbe non essere più virulento del raffreddore. Prevediamo un risultato diverso per un coronavirus emergente che causa una grave malattia nei bambini. Questi risultati rafforzano l’importanza del contenimento comportamentale durante il lancio del vaccino pandemico, spingendoci a valutare gli scenari per continuare la vaccinazione nella fase endemica.

Peter Doshi: I vaccini Pfizer e Moderna “efficaci al 95%”: abbiamo bisogno di maggiori dettagli e dati grezzi Con 20 volte più casi sospetti rispetto a quelli confermati, questa categoria di malattia non può essere ignorata semplicemente perché non c’è stato un risultato positivo del test PCR. Anzi, questo rende ancora più urgente capire. Una stima approssimativa dell’efficacia del vaccino contro lo sviluppo di sintomi di covid-19, con o senza un risultato positivo del test PCR, sarebbe una riduzione del rischio relativo del 19% (vedi nota a piè di pagina), molto al di sotto della soglia di efficacia del 50% per l’autorizzazione fissata dalle autorità di regolamentazione. Anche dopo aver rimosso i casi verificatisi entro 7 giorni dalla vaccinazione (409 sul vaccino Pfizer vs 287 sul placebo), che dovrebbe includere la maggior parte dei sintomi dovuti alla reattogenicità del vaccino a breve termine, l’efficacia del vaccino rimane bassa: 29% (vedi nota a piè di pagina).

“Peter Hotez, preside della National School of Tropical Medicine del Baylor College of Medicine di Houston, ha detto: “L’ideale sarebbe che un vaccino antivirale facesse due cose: in primo luogo, ridurre la probabilità di ammalarsi gravemente e di andare in ospedale, e in secondo luogo, prevenire l’infezione e quindi interrompere la trasmissione della malattia”. Tuttavia, le attuali sperimentazioni di fase III non sono in realtà nemmeno impostate per dimostrare l’efficacia di queste due cose (tabella 1 inserita sotto). Nessuno degli studi attualmente in corso è progettato per rilevare una riduzione di qualsiasi risultato grave, come i ricoveri ospedalieri, il ricorso alla terapia intensiva o i decessi. Né i vaccini sono studiati per determinare se possono interrompere la trasmissione del virus”.

L’uso di spray nasale e collutorio di iodio povidone durante l’attuale pandemia di COVID-19 può ridurre l’infezione crociata e proteggere gli operatori sanitari Suggeriamo che il protocollo sia considerato per l’uso di routine durante la cura dei pazienti COVID-19, in particolare prima di qualsiasi procedura che coinvolga il tratto aerodigestivo superiore, comprese intubazione, procedure nasali e orali, endoscopia e broncoscopia.

Pazienti ambulatoriali COVID-19: trattamento precoce stratificato per il rischio con zinco più idrossiclorochina a basse dosi e azitromicina: uno studio retrospettivo di una serie di casi L’esperienza clinica di pazienti ricoverati, gravemente malati con polmonite e trattati con HCQ ad alte dosi non è facilmente trasferibile al contesto ambulatoriale di malattia del solo tratto respiratorio superiore. Per i pazienti ambulatoriali con una mediana di soli 4 giorni dopo l’insorgenza dei sintomi, COVID-19 rappresenta una malattia completamente diversa e deve essere gestita e trattata in modo diverso [63]. Una stratificazione del rischio ambulatoriale semplice da eseguire, come mostrato qui, consente decisioni rapide di trattamento e trattamento con la tripla terapia di zinco, HCQ a basso dosaggio e azitromicina e può prevenire un gran numero di ricoveri e probabilmente decessi durante il SARS-CoV -2 pandemia. Ciò potrebbe anche aiutare a evitare il sovraccarico dei sistemi sanitari.

Indice di melatonina come biomarcatore per la previsione della distribuzione di portatori SARS-CoV-2 presintomatici e asintomatici La melatonina polmonare modula l’infezione da SARS-CoV-2. L’ormone agisce come una barriera contro SARS-CoV-2, bloccando l’espressione dei geni che codificano le proteine nelle cellule che servono come punti di ingresso virale, secondo uno studio condotto da ricercatori dell’Università di San Paolo. La melatonina sintetizzata nei polmoni agisce come una barriera contro SARS-CoV-2, prevenendo l’espressione di geni che codificano proteine in cellule come i macrofagi residenti nel naso e gli alveoli polmonari e le cellule epiteliali che rivestono gli alveoli, che sono tutti punti di ingresso per il virus. L’ormone, quindi, previene l’infezione di queste cellule da parte del virus e inibisce la risposta immunitaria in modo che il virus rimanga nelle vie respiratorie per alcuni giorni, lasciando eventualmente un altro ospite.

Nessuna prova per una maggiore trasmissibilità da mutazioni ricorrenti in SARS-CoV-2 In sintesi, i nostri risultati non indicano alcuna mutazione ricorrente che aumenti significativamente la trasmissibilità di SARS-CoV-2 in questa fase e confermano che la diversità genomica della popolazione globale SARS-CoV-2 è attualmente ancora molto limitata. È prevedibile che SARS-CoV-2 divergerà in lignaggi fenotipicamente diversi poiché si afferma come patogeno umano endemico. Tuttavia, non vi è alcuna ragione a priori per credere che questo processo porterà all’emergere di qualsiasi lignaggio con una maggiore capacità di trasmissione nel suo ospite umano.