L’Italia ripudia la guerra… o forse no?

“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. È l’articolo 11 della nostra Costituzione. L’ennesimo calpestato e violentato da questo Governo che, a quanto pare, in guerra ci sta portando all’insaputa del popolo italiano.

post di Sara Cunial

Grazie al lavoro giornalistico di Manlio Dinucci sulla sua rubrica “L’arte della Guerra” pubblicata da Il Manifesto, ho presentato diverse interrogazioni al Ministro degli Esteri e della Difesa si quanto sta accadendo a livello geopolitico, nazionale e internazionale.

Mentre, a causa della gestione della cosiddetta pandemia, l’economia nazionale viene distrutta e la mobilità terrestre dei cittadini europei fortemente limitata (secondo uno studio del Parlamento Europeo di marzo 2021, stiamo parlando di una perdita netta di 56 miliardi di euro e di 191.000 posti di lavoro diretti, più oltre un milione nell’indotto)  solo un settore è andato in controtendenza, registrando una forte mobilità: quello militare.

In questo momento, in Europa, circa 28.000 militari stanno passando con carrarmati e aerei da un paese all’altro: sono impegnati nella Defender-Europe 21 […], la grande esercitazione non della Nato ma dell’Esercito Usa in Europa, cui partecipano 25 alleati e partner europei. L’Italia vi partecipa non solo con le proprie forze armate, ma quale paese ospite. Sta per iniziare, contemporaneamente, l’esercitazione Nato Steadfast Defender […], che mobilita oltre 9.000 militari statunitensi ed europei, compresi quelli italiani. Essa costituisce il primo test su larga scala dei due nuovi comandi Nato: il Comando della Forza Congiunta, con quartier generale a Norfolk negli Usa, e il Comando dell’Appoggio Congiunto con quartier generale a Ulm in Germania. «Missione» del Comando di Norvolk è «proteggere le rotte atlantiche tra Nord America ed Europa», che secondo la Nato sarebbero minacciate dai sottomarini russi; quella del Comando di Ulm è «assicurare la mobilità delle truppe attraverso le frontiere europee per permettere un rapido rafforzamento dell’Alleanza sul fronte orientale», che secondo la Nato sarebbe minacciato dalle forze russe. Per questa seconda «missione» svolge un ruolo importante l’Unione Europea, alla quale lo US Army Europe ha richiesto l’istituzione di «un’Area Schengen militare».

Il Piano d’azione sulla mobilità militare, presentato dalla Commissione europea nel 2018, prevede di modificare «le infrastrutture […] non adatte al peso o alle dimensioni dei mezzi militari». […]

Dopo aver destinato a tale scopo un primo stanziamento di circa 2 miliardi di euro, in denaro pubblico sottratto alle spese sociali, i ministri Ue della Difesa […] hanno deciso l’8 maggio di far partecipare gli Stati uniti, il Canada e la Norvegia al piano Ue della mobilità militare. Il segretario generale della Nato Stoltenberg, presente alla riunione, ha sottolineato che «questi alleati non appartenenti all’Unione europea svolgono un ruolo essenziale nella difesa dell’Europa». In tal modo la Nato […], dopo aver incaricato la Ue di realizzare e pagare la ristrutturazione delle infrastrutture europee a fini militari, prende di fatto in mano la gestione dell’«Area Schengen militare». L’adeguamento delle infrastrutture alla mobilità delle forze Usa-Nato viene testata in prove di guerra, che prevedono «lo spiegamento di forze terrestri e navali dal Nord America alla regione del Mar Nero», e servono, secondo le parole di Stoltenberg, a «dimostrare che la Nato ha la capacità e volontà di proteggere tutti gli alleati da qualsiasi minaccia».

Intanto…

Il 20 aprile 2021 il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Di Maio e il Ministro della difesa Guerini sono stati convocati d’urgenza al quartier generale della Nato a Bruxelles, per una riunione straordinaria del Consiglio Nord Atlantico il 15 aprile: il giorno stesso in cui, a Washington, il presidente Biden firmava l’“Ordine esecutivo contro le dannose attività estere del governo russo”.

L’ordine non decreta solo espulsioni di diplomatici e sanzioni economiche, come hanno riportato i media. “Se la Russia prosegue o intensifica le sue destabilizzanti azioni internazionali”, stabilisce l’ordine, “gli Stati Uniti imporranno costi tali da provocare un impatto strategico sulla Russia”. Il Consiglio Nord Atlantico avrebbe approvato immediatamente una “Dichiarazione di solidarietà con gli Stati Uniti sulle azioni, annunciate il 15 aprile, per rispondere alle attività destabilizzanti della Russia”, nella quale vengono elencati i capi di accusa alla Russia: “Comportamento destabilizzante e provocatorio, violazione della integrità territoriale di Ucraina e Georgia, interferenza nelle elezioni degli Usa e degli Alleati, vasta campagna di disinformazione, uso di gas nervino contro Navalny, sostegno agli attacchi contro le forze Usa/Nato in Afghanistan, violazione degli accordi sulla non-proliferazione e il disarmo”. Ad accusare la Russia di aver violato gli accordi sulla non-proliferazione e il disarmo sono gli Stati Uniti, che hanno sempre violato il Trattato di non-proliferazione, schierando armi nucleari in Italia e altri paesi europei, e che hanno stracciato il Trattato Inf riaprendo la via all’installazione di nuovi missili nucleari in Europa. Il giorno prima del Consiglio Nord Atlantico, l’Esercito Usa in Europa ha comunicato che, dovendo ricevere nei prossimi mesi due nuove unità operative, conserverà in Germania tre basi che avrebbe dovuto restituire al governo tedesco.

Il giorno dopo il Consiglio Nord Atlantico, gli Stati Uniti hanno annunciato un accordo con la Norvegia, che permette loro di disporre di 4 basi aeree e navali ai confini con la Russia. Nel frattempo è rientrato in Europa il cacciatorpediniere Usa Arleigh Burke, sottoposto a un ammodernamento che ha “accresciuto il raggio e la capacità dei suoi armamenti”. L’Arleigh Burke è una delle 4 unità lanciamissili a spiegamento avanzato della Sesta Flotta, dotata di lanciatori verticali Mk 41 della Lockheed Martin, in grado di lanciare “missili per tutte le missioni: anti-aeree, anti-nave, e di attacco contro obiettivi terrestri” che, agli ordini del Comando delle forze navali Usa in Europa (con quartier generale a Napoli-Capodichino), operano soprattutto nel Baltico e nel Mar Nero. Questa può essere anche equipaggiata con missili Tomahawk, armati di testata convenzionale o di testata nucleare. Mosca intanto comunica che, dal 24 aprile al 31 ottobre 2021, non sarà concesso alcun passaggio di navi da guerra straniere attraverso le acque territoriali russe in tre aree del Mar Nero.

La situazione diverrà ancora più tesa quando, l’estate prossima, si svolgerà nel Mar Nero l’esercitazione Usa-Ucraina Sea Breeze, cui parteciperanno anche altri paesi Nato, con oltre 30 navi, appoggiate da aerei, elicotteri e droni.

QUI LA MIA INTERROGAZIONE IN MERITO

QUI L’ARTICOLO DI DINUCCI

Ma non basta.

Mentre i piloti israeliani di F-35 vengono addestrati dalla U.S. Air Force in Arizona e in Israele, il Genio dello US Army costruisce in Israele speciali hangar rinforzati per gli F-35, adatti sia per la massima protezione dei caccia a terra, sia per il loro decollo rapido quando vanno all’attacco. Allo stesso tempo le industrie militari israeliane […], in stretto coordinamento con la Lockheed Martin, potenziano il caccia, ribattezzato «Adir» (Potente), la sua capacità di penetrare le difese nemiche e il suo raggio d’azione, che è stato quasi raddoppiato.

Da non dimenticare che gli F-35A, che si aggiungono alle centinaia di cacciabombardieri già forniti dagli Usa a Israele, sono progettati per l’attacco nucleare, in particolare con la nuova bomba B61-12 che gli Stati Uniti forniranno anche a Israele, unica potenza nucleare in Medioriente, con un arsenale stimato in 100-400 armi nucleari. La cooperazione militare dell’Italia con Israele è divenuta legge della Repubblica (legge 17 maggio 2005 n. 94). Essa stabilisce una cooperazione a tutto campo, sia tra le forze armate che tra le industrie militari, comprese attività che restano segrete perché soggette all’«Accordo di sicurezza» tra le due parti. A riprova della sempre più stretta operazione strategia Israele ha fornito all’Italia il satellite Opsat-3000, che trasmette immagini ad altissima risoluzione per operazioni militari in lontani teatri bellici.  Il satellite è collegato a tre centri in Italia e, allo stesso tempo, a un quarto centro in Israele. Al contempo l’Italia ha fornito a Israele 30 caccia Aermacchi della Leonardo, per l’addestramento dei piloti.

Ora può fornirgli una nuova versione, l’M-346 FA (Fighter Attack), che – specifica la Leonardo – serve allo stesso tempo per l’addestramento e per «missioni di attacco al suolo con munizionamenti di caduta da 500 libbre e munizionamenti di precisione capaci di aumentare il numero di obiettivi da colpire contemporaneamente». La nuova versione del caccia – sottolinea la Leonardo – è particolarmente adatta a «missioni in aree urbane», dove caccia pesanti «vengono spesso utilizzati in missioni poco paganti e con alti costi operativi».

QUI LA MIA INTERROGAZIONE IN MERITO

Di tutto ciò ho chiesto conto al Governo, al ministro degli Esteri e della Difesa. Tramite varie interrogazioni ho chiesto al Governo quali sono le sue intenzioni in merito a quanto esposto; se non reputa il caso che in piena crisi economica e sociale ogni risorsa dovrebbe essere finalizzata alle esigenze domestiche del paese e, infine, se non reputi che questo spiegamento militare possa portare a peggiorare i rapporti con altri Paesi, come la Russia, sollevando un clima di tensione del tutto ingiustificato.