Vaccini, miocarditi, epatiti ed altri effetti collaterali: nuovi tragici scenari.

Le mie interrogazioni al ministro Speranza

di Sara Cunial

Sono ormai decine e decina le interrogazioni che ho depositato in merito agli effetti collaterali delle cosiddette vaccinazioni contro il Covid. Tutte esaminate ed approvate da un sindacato ispettivo super partes che ne certifica le fonti autorevoli. Malgrado ciò, dal Ministro Speranza e dal Governo tutto non si ha tutt’ora alcuna risposta.

Gli ultimi atti depositati riguardano una recente pubblicazione, risalente al 20 aprile 2022, sul «Jama CARDIOLOGY» in cui è comparso uno studio scientifico dal titolo: «Vaccinazione SARS-CoV-2 e miocardite in uno studio di coorte nordico su 23 milioni di residenti». In questo sono stati condotti quattro studi di coorte secondo un protocollo comune e i risultati sono stati combinati mediante meta-analisi. I partecipanti erano 23.122.522, di cui l’81 per cento vaccinati, di età pari o superiore a 12 anni. Lo studio ha considerato i periodi di rischio di 28 giorni dopo la data di somministrazione della prima e della seconda dose. I risultati hanno indicato che sia la prima che la seconda dose di vaccini mRNA erano associate a un aumentato rischio di miocardite e pericardite. Per gli individui che hanno ricevuto 2 dosi dello stesso vaccino, il rischio di miocardite era più alto tra i giovani maschi (di età compresa tra 16 e 24 anni) dopo la seconda dose.

Qui potete leggere l’interrogazione integrale

Sempre il mese scorso è stato pubblicato sulla rivista Journal of Hepatology un articolo scientifico dal titolo: «La vaccinazione SARS-CoV-2 può provocare un’epatite dominante a cellule T CD8». L’articolo descrive episodi di epatite autoimmune riscontrati in seguito alla vaccinazione da SARS-CoV-2. Tra i casi analizzati quello di cinquantenne che dopo la vaccinazione con mRNA, ha presentato episodi bimodali di epatite acuta. Gli stessi ricercatori hanno concluso una possibile correlazione tra la vaccinazione e la patologia.

In Italia, al 23 aprile 2022, sono due i casi di epatite acuta pediatrica di origine sconosciuta riscontrate nei bambini. Il nostro efficientissimo Ministero della salute, tramite circolare, si è ovviamente affrettato ad affermare che «non è stato identificato alcun legame con il vaccino anti COVID-19 e un questionario somministrato ai casi, su alimenti e abitudini personali, non ha identificato alcuna esposizione comune». Un’affermazione perentoria e di certo al quanto sbrigativa fatta all’inizio del riscontro del problema sanitario, di cui si sa ancora poco o nulla, considerando soprattutto il fatto che uno studio pubblicato tre giorni prima descriveva una possibile correlazione… ma tant’è.

Tre giorni dopo, sul quotidiano La Verità, viene pubblicata una dichiarazione di Maurizio Federico (Iss) che afferma come «la profilassi anti Covid possa aver facilitato la nascita di virus mutanti, che danneggiano gli ospiti privi di immunità naturale, come i piccoli».

Il 27 aprile 2022, su AGI appare la notizia che, secondo l’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito (Ukhsa), il ceppo di adenovirus chiamato F41 è la causa più probabile delle epatiti acute che colpiscono i bimbi negli ultimi giorni. Ukhsa ha dichiarato che: «Le informazioni raccolte attraverso le nostre indagini suggeriscono sempre più, che questo aumento dell’insorgenza improvvisa dell’epatite nei bambini è legato all’infezione da adenovirus. Tuttavia, stiamo indagando a fondo su altre potenziali cause».

Insomma, mentre scienziati e medici stanno studiando l’eventualità che ci sia stato un cambiamento nella composizione genetica del virus che potrebbe innescare più facilmente l’infiammazione del fegato, il nostro Ministro Speranza chiude le porte a qualsiasi dubbio. Alla faccia del metodo scientifico!

Qui l’interrogazione per intero.

E mentre una parte del mondo scientifico lancia l’allarme sugli effetti collaterali, un’altra ne sottolinea i limiti nella protezione contro l’ospedalizzazione e i decessi. Limiti certificati anche dallo stesso Ceo di Pfizer, Albert Borla, in un’intervista addirittura risalente al 10 gennaio 2022 e sanciti nel rapporto di BionTech.

Il 30 marzo 2022 la società comunicava infatti i fattori di rischio dell’attività aziendale ai suoi investitori. Tra questi, si legge:

«Potremmo non essere in grado di dimostrare l’efficacia o la sicurezza sufficienti del nostro vaccino COVID-19 e/o delle formulazioni specifiche per le varianti per ottenere l’approvazione normativa permanente negli Stati Uniti, nel Regno Unito, nell’Unione europea o in altri Paesi in cui è stato autorizzato per l’uso di emergenza o concessa l’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata».

«Eventi avversi significativi possono verificarsi durante le nostre sperimentazioni cliniche o anche dopo aver ricevuto l’approvazione normativa, che potrebbe ritardare o interrompere le sperimentazioni cliniche, ritardare o impedire l’approvazione normativa o l’accettazione sul mercato di uno qualsiasi dei nostri prodotti candidati».

«Anche se otteniamo la piena approvazione normativa per il nostro vaccino COVID-19 e i prodotti candidati, i prodotti potrebbero non ottenere l’accettazione del mercato […] necessaria per il successo commerciale».

«Lo sviluppo di farmaci per mRNA ha un sostanziale sviluppo clinico e rischi normativi a causa della limitata esperienza normativa con le immunoterapie con mRNA».

Nel documento si afferma altresì che tra i rischi anche il fatto che:

«I nostri prodotti approvati […] si basano su nuove tecnologie e possono essere complessi e difficili da produrre. Potremmo incontrare difficoltà nella produzione, nel rilascio del prodotto, nella durata di conservazione, nel test, nello stoccaggio, nella gestione della catena di approvvigionamento o nella spedizione. Se noi o uno qualsiasi dei produttori di terze parti con cui lavoriamo incontriamo tali difficoltà, la nostra capacità di fornire materiali per studi clinici o qualsiasi prodotto approvato potrebbe essere ritardata o interrotta» e che «la durata della risposta immunitaria generata dal nostro vaccino COVID-19, non è stata ancora dimostrata negli studi clinici».

L’azienda è ovviamente perfettamente al corrente anche di altri pericoli legati al prodotto che vorrebbe commercializzare e che esporrebbero gli investitori a dei rischi, ovvero:

«Il nostro vaccino COVID-19 è […] sensibile alla temperatura, alle condizioni di conservazione e manipolazione. […] La perdita di fornitura del nostro vaccino COVID-19 e dei nostri prodotti candidati potrebbe verificarsi se il prodotto o i prodotti intermedi non vengono conservati o maneggiati correttamente. La durata di conservazione dei nostri prodotti candidati può variare in base al prodotto ed è possibile che la fornitura del nostro vaccino COVID-19 o dei nostri prodotti candidati possa andare persa a causa della scadenza prima dell’uso. […] Se noi, i nostri partner e clienti non siamo in grado di gestire adeguatamente questi problemi, potremmo essere esposti a reclami per responsabilità da prodotto e le opportunità di mercato per il nostro vaccino COVID-19 potrebbero essere ridotte, ognuna delle quali potrebbe influire negativamente sulle nostre prospettive commerciali e sulla nostra condizione finanziaria potrebbe subire danni materiali».

Qui l’interrogazione integrale.

Ovviamente senza risposta.