LA VIT. D, SICURA ED ECONOMICA CONTRO IL COVID19. NON DITELO!

Oggi vorrei aggiornarvi sulla Vitamina D e le evidenze sul suo uso preventivo e predittivo contro i COVID19, qualsiasi cosa essa sia.. sempre che sia qualcosa. Ne ho parlato in 2 post precedenti (1) ma nel frattempo sono emerse ulteriori risultanze, vediamo di esaminarle con una analisi cronologica.

Tempo di lettura 12 minuti.

L’8 luglio 2020, nella rivista Journal of Czech Physicians, è stato pubblicato lo studio dal titolo: “Stagioni, vitamina D e COVID-19” sull‘effetto preventivo della vitamina D sulle infezioni respiratorie acute, confermato da due meta-analisi. Nell’articolo si sono presi in considerazione studi ante COVID19 sull’effetto causale tra bassi livelli di vitamina D in termini di un più alto rischio di polmonite batterica e si è rilevato come una maggiore incidenza di individui positivi alla SARS-CoV-2, con carenza di vitamina D rispetto agli individui non carenti, avessero un decorso più grave della malattia COVID-19 o un rischio più elevato di morire a causa di essa (2);

Con l’interrogazione n°4/06548 (3) (del 3 agosto 2020), l’On. Sara Cunial esaminava il ruolo della vitamina D nel ridurre il rischio di infezioni del tratto respiratorio e come l’integrazione di vitamina D potrebbe essere una misura utile per ridurre il rischio di epidemie di influenza e del COVID-19. Negli studi riportati nell’interrogazione viene preso in considerazione l’assunzione di dosaggi di 10.000 UI/giorno di vitamina D o l’assunzione di integratori di vitamina D per mantenere i 25 (OH) D circolanti ai livelli ottimali (75-125 nmol /L).

Il 5 agosto 2020, con lo studio: “Il legame tra vitamina D e COVID-19: distinguere i fatti dalla finzione” gli autori hanno preso atto che il campo della vitamina D legata al COVID ‐ 19 è un ambito di ricerca molto attivo con diverse sperimentazioni. Al momento della scrittura dello studio c’erano abbastanza dati per dire che la vitamina D a basse dosi (1000-2000 UI al giorno) è sicura e non dannosa, in linea con il proverbio storico: primum non nocere (primo, non nuocere), e che potenzialmente si potessero prevenire un certo numero di infezioni respiratorie acute e forse anche COVID-19 (4).

Il 28 agosto 2020, sulla rivista Medical Virology, è stato pubblicato un articolo dal titolo: “Vitamina D e Covid-19: dai potenziali effetti terapeutici alle domande senza risposta” (5) nel quale si affronta la complessa interazione tra l’infezione da SARS ‐ CoV ‐ 2 e lo stato di vitamina D. All’interno di questo studio sono elencati i trials aperti per lo studio di questa interazione: NCT04385940, NCT04386044, NCT04482673, NCT04435119, NCT04449718, NCT04407286, NCT04370808, NCT04334005, NCT04403932, NCT04351490, NCT04394390, NCT04407572, NCT04335084, NCT04344041, NCT04386850.

Il 7 settembre 2020, con lo studio: “Vitamina D per prevenire COVID-19: raccomandazioni per la progettazione di studi clinicisi sono riportati i dati epidemiologici sullo stato della vitamina D di 7807 individui e sul loro rischio di sviluppare COVID-19. Nelle analisi multivariate, un basso livello di vitamina D era associato a un aumento del rischio sia di infezione da COVID-19 che di ospedalizzazione (6);

Il 17 settembre 2020, con lo studio: “Tassi di positività SARS-CoV-2 associati ai livelli circolanti di 25-idrossivitamina D” i risultati dimostrano una relazione inversa tra i livelli circolanti di 25 (OH) D e la positività SARS-CoV-2. Coloro che avevano un livello circolante di 25 (OH) D <20 ng / mL avevano un tasso di positività superiore del 54% rispetto a coloro che avevano un livello ematico di 30-34 ng / mL. Il rischio di positività alla SARS-CoV-2 ha continuato a diminuire fino a quando i livelli sierici non hanno raggiunto i 55 ng / mL (7).

Il 23 settembre 2020 viene discussa alla Camera dei Deputati una risolzuone sulla situazione COVID19 e l’On. Sara Cunial deposita a sua volta un testo, la risoluzione n°6/00127 (8), nella quale si cita lo studio scientifico del 25 marzo 2020, dal titolo: «Possibile ruolo preventivo e terapeutico della vitamina D nella gestione della pandemia da COVID-19» di Giancarlo Isaia ed Enzo Medico dell’Università degli Studi di Torino, dove si afferma che «il raggiungimento di adeguati livelli plasmatici di Vitamina D sia necessario anzitutto per prevenire le numerose patologie croniche che possono ridurre l’aspettativa di vita nelle persone anziane, ma anche per determinare una maggiore resistenza all’infezione COVID-19 che, sebbene con minore evidenza scientifica, può essere considerata verosimile. Tale compenso può essere raggiunto anzitutto con l’adeguata esposizione alla luce solare, poi alimentandosi con cibi ricchi in Vitamina D, e in ultimo con l’assunzione di specifici preparati farmaceutici, sempre sotto controllo medico». La risoluzione venne votata negativamente.

Il 5 ottobre 2020, con lo studio: “Impatto del livello sierico di vitamina D 25 (OH) sulla mortalità nei pazienti con COVID-19 in Turchia” (9) gli autori conclusero che “La vitamina D sierica 25 (OH) è stata associata in modo indipendente alla mortalità nei pazienti COVID-19”. Gi studiosi affermano che l’insufficienza / carenza di vitamina D era abbastanza prevalente tra i pazienti COVID-19 ospedalizzati e il livello di 25 (OH) vitamina D era inversamente correlato alla gravità del COVID-19 diventando un predittore indipendente della mortalità correlata a COVID-19.

Con un articolo del 27 ottobre 2020, dal titolo «Covid, carenza di vitamina D nell’80% dei pazienti ricoverati» ilgiornaledibrescia.it evidenziava come “Oltre l’80% dei pazienti ricoverati per Covid ha una carenza di vitamina D” citando uno studio di José Hernández, dell’Università della Cantabria a Santander (10), sostenendo che specialmente negli individui più suscettibili come gli anziani, i pazienti con altre malattie quali il diabete e il personale sanitario specie nei presidi di lunga degenza, ovvero tutte le popolazioni più a rischio di ammalarsi di Covid-19 in forma grave e con complicanze, la vitamina D svolgeva un ruolo protettivo. L’articolo inoltre faceva riferimento anche ad un analogo studio dell’università di Chicago, nel quale si è discusso di come “La carenza di vitamina D potrebbe raddoppiare il rischio di contrarre il coronavirus” (11).

Il 1 novembre 2020, sul Giornale europeo di endocrinologia, è stato pubblicato un articolo dal titolo: “MECCANISMI IN ENDOCRINOLOGIA: Vitamina D e COVID-19” che auspicava, date che le azioni pervasive della vitamina D su molti sistemi di organi hanno generato molte possibili interazioni tra essa ei meccanismi attraverso i quali il virus SARS-CoV-2 infetta gli esseri umani, ulteriori ricerche sul ruolo della Vitamina D nell’influenzare il rischio di infezione (12).

Ma in ad oggi sul sito del ministero risulta, con un aggiornamento risalente al 30 novembre 2020, che “Non ci sono attualmente evidenze scientifiche che la vitamina D giochi un ruolo nella protezione dall’infezione da nuovo coronavirus. […] non esistono, ad oggi, evidenze solide e incontrovertibili (ovvero derivanti da studi clinici controllati) di efficacia di supplementi vitaminici e integratori alimentari (ad esempio vitamine, inclusa vitamina D, lattoferrina, quercitina), il cui utilizzo per questa indicazione non è, quindi, raccomandato” (13). Tanto da non inserire nella cirolare sulle cure domestiche al covid la raccomandazione di prescrivere vitamina D.

Il 1° dicembre 2020, è stato pubblicato l’articolo scientifico dal titolo: “Vitamina D e COVID-19: prove e raccomandazioni per l’integrazione” (14) nel quale si concludeva che le prove che collegano la carenza di vitamina D alla gravità del COVID-19 sono circostanziali ma considerevoli: collegamenti con l’etnia, l’obesità, l’età e l’istituzionalizzazione; associazione di latitudine. Nell’articolo si dice che la carenza di vitamina D è comune ed è facilmente prevenibile con un’integrazione molto sicura ed economica. Per i ricercatori occorre un’integrazione con 800 UI / giorno per portare la maggior parte delle persone al range normale. Prove crescenti suggeriscono che l’integrazione giornaliera regolare è più efficace del bolo intermittente ad alte dosi ed è estremamente sicura e in genere non costa più di 10 centesimi al giorno. Lo studio conclude inoltre che non sembra esserci nulla da perdere e potenzialmente molto da guadagnare raccomandando l’integrazione di vitamina D per tutti, chiarendo che questo serve a garantire la salute immunitaria e che le persone ricoverate in ospedale con COVID-19 dovrebbero avere il loro stato di vitamina D controllato e / o integrato.

Il 3 dicembre 2020, il sito di contro-debunking nobufale.it (15), smentisce il debunking svolto dalla testata open.it, accreditata nella Task Force contro le FakeNews e oggetto dell’interrogazione n°4-05350 (16) presentata dall’On. Cunial, risalente al 16 giugno 2020, volto a screditare il ruolo della vitamina D nel contrastare l’infezione da coronavirus (17) ed ad orientare la propaganda politica, o meglio a sostenerne le affermazioni. Nell’articolo si è citata la ricerca condotta dai ricercatori del Policlinico San Matteo di Pavia su 129 ricoverati nella primavera del 2020, volta a dimostrare il nesso tra Covid e Vitamina D (18).

Il 4 dicembre 2020, lo studio dal titolo: “Aumento del rischio di COVID-19 in pazienti con carenza di vitamina D” (19)19 ha concluso che la carenza di vitamina D è fortemente associata all’infezione da COVID-19 (P <0,001), anche dopo il controllo di sesso, malassorbimento, malattie dentali, razza, diabete e obesità. Forse la scoperta più importante è stata che la carenza di vitamina D ha aumentato il rischio di sviluppare COVID-19 di un fattore 5 dopo l’aggiustamento per l’età.

Il 9 dicembre 2020, lo studio dal titolo: “Un’analisi basata sulla rete rivela il meccanismo alla base della vitamina D nel sopprimere la tempesta di citochine e il virus nell’infezione da SARS-CoV-2” (20) ha identificato i percorsi associati alla tempesta di citochine nell’infezione da SARS-CoV-2. Lo studio affermava che il meccanismo messo in atto dalla vitamina D potrebbe essere promettente nel sopprimere la tempesta di citochine e nell’indurre una robusta risposta antivirale nei pazienti COVID-19 gravi.

Il 17 dicembre 2020, è stata pubblicata una piccola review di studi sulla vitamina D, dal titolo: “Malattia COVID-19 e vitamina D: una mini-revisione” (21) nella quale si concludeva che è ragionevole suggerire che un’integrazione regolare di vitamina D3 deve considerato seriamente per coloro che sono ad alto rischio di sviluppare varie infezioni respiratorie virali, incluso COVID-19.

Il 19 gennaio 2021, sul quotidiano ilrestodelcarlino.it, in un articolo dal titolo “Covid, con la vitamina D rischio di decesso e ricovero in Intensiva calato dell’80%” si sono pubblicati i risultati risultati del primo studio italiano sulla vitamina D pubblicato su ‘Nutrients‘ coordinato dall’Università di Padova. Il team di ricercatori, che vede coinvolte le Università di Parma, di Verona e gli Istituti di Ricerca Cnr di Reggio Calabria e Pisa, guidato dal professor Sandro Giannini dell’Università di Padova ha infatti evidenziato scientificamente l’effettivo ruolo della vitamina D sui malati di Covid-19 (22).

Il 21 gennaio 2021 tre autori membri del National Institute of Integrative Medicine, di Melbourne, in Australia, hanno scritto una lettera indirizzata ai colleghi della professione medica, dal titolo: “Vitamina-D e COVID-19: tempo per la professione di prendere posizione” (23). Nella lettera commentano la situazione a quasi un anno dall’inizio della pandemia. Rilevano come ormai vi siano dozzine di documenti di ricerca da istituzioni di qualità in tutto il mondo, inclusi Stati Uniti, Spagna, Israele e Regno Unito e che i livelli ematici ottimali di 90-130 nmol / L non solo migliorano l’immunità a COVID-19, ma riducono anche la gravità dei risultati in caso di infezione. I rischi associati a un’adeguata integrazione di vitamina D sono trascurabili ed è necessaria un’azione urgente da parte della professione medica in Australia per aumentare la consapevolezza sulla vitamina D e promuovere l’integrazione di vitamina D.

Una interessante rassegna di studi, aggiornata al 25 di gennaio 2021, è reperibile sul sito vitamindforall.org. Una lunga biografia di 215 studi firmati da professori, laureati in medicina, o persone con un dottorato di ricerca o titolo equivalente con i quali si richiede un maggiore utilizzo della vitamina D per combattere COVID-19 (24).

Inoltre, sempre il 25 gennaio 2021, sulla rivista Panminerva Medica è stato pubblicato lo studio condotto presso l’Unità Respiratoria, ASST Santi Paolo e Carlo, Ospedale San Paolo, Milano, dal titolo: “Vitamina D nei pazienti con sindrome respiratoria acuta grave coronavirus 2 (SARS-CoV-2) con supporto di ventilazione non invasiva(25) che mostra come una percentuale significativa di pazienti COVID-19 ha una carenza di Vitamina D e che questa condizione è più frequente nei pazienti con CPAP (Continuous Positive Airway Pressur) e NIMV (ventilazione meccanica non invasiva).

Lo studio scientifico del 27 gennaio 2021, dal titolo: “L’integrazione di vitamina D previene l’infezione da SARS-CoV-2 nel personale militare? Revisione delle prove” prende in considerazione come l’insufficienza e la carenza di vitamina D siano comuni nelle coorti militari e che ci sono dati meccanicistici e osservativi che suggeriscono i benefici positivi dell’essere ricchi di vitamina D nel ridurre la gravità del COVID-19, sebbene siano necessari dati interventistici a sostegno di questo approccio. Lo studio afferma che ciò sarebbe di particolare rilevanza anche per le forze armate, come altre popolazioni impegnate nella vita e nel lavoro congregati. Ci ricordiamo come, con la nota del 1o Reggimento Carabinieri Paracadutisti – Tuscania del 18 marzo 2020, suggeriva l’assunzione per via orale di vitamine C e D, per «stimolare l’azione immunitaria naturale» e per «mitigare il processo infiammatorio alla base della malattia» (26).

Il 28 gennaio 2021, sono stati pubblicati 3 studi: “Integrazione di vitamina D per prevenire infezioni e decessi da COVID-19 – L’accumulo di prove da studi epidemiologici e di intervento richiede un’azione immediata” (27) “uno studio multicentrico caso-abbinato su 1.633 pazienti con frattura dell’anca” (28) con i quali si è affermato che in assenza di controindicazioni specifiche, l’integrazione con dosi sicure ma sufficienti (p. Es., Da 800 a 4000 UI / giorno per gli anziani a seconda di fattori individuali, come età e sesso, indice di massa corporea o comorbidità) dovrebbe essere fortemente promosso per la popolazione in generale e la popolazione ad alto rischio in particolare, non solo per quelli con infezione da COVID-19 già manifesta e che bassi livelli di vitamina D possono essere associati ad alti tassi di mortalità nei pazienti positivi per COVID-19.

Il 29 gennaio 2021, sulla rivista Medical Virology, è stato pubblicato un articolo dal titolo: “La carenza di vitamina D è associata alla positività COVID-19 e alla gravità della malattia” (29) con il quale si è dimostrato che livelli elevati di vitamina D potrebbero ridurre la positività alla PCR COVID ‐ 19, riducendo così la durata dei ricoveri ospedalieri e alleviando l’intensità del COVID ‐ 19.

Infine, il 1° febbraio 2021, è stato pubblicato l’articolo dal titolo: “Obesità metabolica sana, stato della vitamina D e rischio di COVID-19” (30) nel quale si è riscontrato che i fenotipi metabolici / obesità e lo stato della vitamina D sono associati in modo differenziale allo sviluppo di COVID-19 negli adulti. Inoltre, l’obesità con una combinazione di disturbi metabolici e insufficienza di vitamina D potrebbe aumentare notevolmente il rischio di individuazione e malattia grave da COVID-19.

Ormai le autorità sono a conoscenza degli effetti positivi della vitamina D, ma persistono nel vaccino come “arma finale” di questa “guerra” contro il nemico invisibile “SARS-COV-2”.

Sarebbe opportuno che il Ministro Speranza aggiornasse la nota sul sito internet del ministero, rmuovendo quell’odioso riferimento alla FakeNews legata alla Vitamina D, meglio dettagliando che vi sono ormai numerose evidenze scientifiche sulla non dannosità dell’utilizzo della Vitamina D e per le sue proprietà preventive e protettive. La fakenews oggi è dire che la vitamina D non serve contro il COVID19.

Inoltre il Ministro dovrebbe anche modificare la Circolare del 30 novembre 2020 del ministero della Salute “Gestione domiciliare dei pazienti con infezione da SARS-CoV-2” per integrarla con l’assunzione di Vitamina D, tra le cure preventive e protettive per le persone a rischio.

(1) https://bit.ly/39tbTWUhttps://bit.ly/3g8c2TI

(2) https://www.prolekare.cz/casopisy/casopis-lekaru-ceskych/2020-7-8-1/rocni-obdobi-vitamin-d-a-covid-19-125515

(3) http://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=4/06548&ramo=CAMERA&leg=18

(4) https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7405052/

(5) https://onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1002/rmv.2159

(6) https://febs.onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/febs.15534

(7) https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371%2Fjournal.pone.0239252

(8) http://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=6/00127&ramo=CAMERA&leg=18

(9) https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7533663/

(10) https://www.giornaledibrescia.it/rubriche/salute-e-benessere/medicina/covid-carenza-di-vitamina-d-nell-80-dei-pazienti-ricoverati-1.3519271

(11) https://www.giornaledibrescia.it/rubriche/salute-e-benessere/medicina/coronavirus-la-carenza-di-vitamina-d-raddoppia-il-rischio-1.3504371

(12) https://eje.bioscientifica.com/view/journals/eje/183/5/EJE-20-0665.xml

(13) http://www.salute.gov.it/portale/nuovocoronavirus/archivioFakeNewsNuovoCoronavirus.jsp?lingua=italiano&tagId=1314

(14) https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7813231/

(15) https://nobufale.it/2020/12/03/carenza-di-vitamina-d-e-covid-19-lo-studio-del-san-matteo-conferma-le-ipotesi-degli-scienziati-boicottati-dai-media/

(16) http://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=4/05350&ramo=CAMERA&leg=18

(17) https://www.open.online/2020/06/16/coronavirus-vitamina-d-pseudoscienza-peer-review-beccata/

(18) https://www.ilgiorno.it/pavia/cronaca/scoperta-covid-1.5774212

(19) https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7716744/

(20) https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7756074/

(21) https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7773655/

(22) https://www.ilrestodelcarlino.it/cronaca/covid-vitamina-d-1.5927687

(23) https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7826030/

(24) https://vitamindforall.org/letter.html

(25) https://www.minervamedica.it/it/riviste/panminerva-medica/articolo.php?cod=R41Y9999N00A21012508

(26) http://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=6/00127&ramo=CAMERA&leg=18

(27) https://www.mdpi.com/2072-6643/13/2/411/htm

(28) https://online.boneandjoint.org.uk/doi/abs/10.1302/0301-620X.103B.BJJ-2020-1862.R1

(29) https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/jmv.26832

(30) https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7801267/