Giornalisti o giornalai

Stessa radice, significati molto diversi, i primi, i giornalisti cercano la notizia, la proteggono quando ancora in fasce, se fosse esposta in quel momento, potrebbe essere in pericolo, essere divorata da poteri forti, continuando a cercare tra la reticenza, l’omertà e certamente anche tra i coraggiosi, troppo pochi per la verità, con meticolosa cura, raccolgono, conservano e poi mettono assieme quel puzzle, che solo alla fine riesce a fare onore alla verità.

I giornalisti fanno fatica, a volte una o più tessere è fatta di silenzi o di risposte sbagliate, di muri di gomma, di pugni in faccia e di calci in culo. E proprio quei silenzi o risposte sbagliate sono informazioni, come quando in una coppia in crisi lei chiede a lui: “mi ami?” e lui risponde con il silenzio per poi aggiungere: “oggi alle 3 c’è la partita di calcio”.

I giornalisti vanno in giro di notte e scrivono su un taccuino il numero di targa di quel politico che si si è incontrato con il boss del quartiere per un festino, e quella tessera diventa pericolosissima, ma loro niente, tremano di paura e vanno avanti, come dalla penna di Miguel De Cervantes Saavedra, lottano, imperterriti, contro i mulini a vento.

Poi in redazione il loro caporedattore, sempre incazzato, li chiama e con la sigaretta in bocca e 3 tazze di caffè sulla scrivania a dimostrazione che lui era già sveglio quando loro, i giornalisti, i suoi pargoli erano ancora a dormire, chiede come mai l’inchiesta, la notizia, ancora non è uscita.

Tutto questo accade, ogni giorno, indipendentemente da ciò che si crede, da quanto discredito si voglia buttare sul quarto potere, la stampa, accade e dà i sui frutti. Ovviamente in qualche altro paese, non in Italia.

Qui, in Italia nonostante, oppure proprio, dipende dalla prospettiva, sia uno dei pochi paesi al mondo in cui esiste l’albo professionale, non abbiamo giornalisti, abbiamo giornalai, due tipi per la precisione. Il primo che prende le notizie su internet, o meglio su google, su facebook, su youtube, le confeziona e le vende ai secondi che sotto forma di giornali le rivende in edicola.

Non ho la tv da 2 anni, 4 anni prima avevo chiuso il mio profilo facebook, (le minuscole non sono un refuso, coloro che hanno letto Il Libro Cuore capiranno), e un mese fa, in tempi non sospetti, ho chiuso il mio profilo whatsapp, Una mia carissima amica, considerata la recentissima fuga in massa da whatsapp, mi ha detto che sono un precursore.

Io penso che ci sono quelli che fanno la moda, quelli che la seguono e poi quelli che al mattino si svegliano e pensano e poi ringraziano e poi piangono o ridono davanti ad un tramonto oppure ad un corso d’acqua e poi ascoltano il silenzio e della moda non gliene importa granché perché pensano che la maggioranza, la massa, ha sempre storicamente avuto torto, e che i miglioramenti sono da sempre arrivati dal singolo che diceva che la faccenda era diversa da come la descrivevano tutti.

Senza questi elementi inquinanti, la tv, facebook e whatsapp, la qualità della mia vita è sempre migliorata, il mio tempo è stato speso, non sprecato. Parti dal fatto che smetti di guardare il telegiornale, che è fatto solamente di brutte notizie, che ti somministrano mentre pranzi o ceni, per cui senza la televisione, quel gesto archetipico dell’essere umano di alimentarsi, viene accompagnato con della buona musica, o perché no, con il silenzio, e già comprendi quanto bene puoi stare senza questa assunzione giornaliera di veleno, di paura. Per inciso i problemi ci sono, e non è mia intenzione non affrontarli, anzi, ma vuoi vedere che non c’è nemmeno una bella notizia nel mondo e che devo subirmi solo le brutte notizie mentre mangio? Una mia carissima amica, in questo contesto di “follia collettiva” come risposta a scuola, dove insegna, propone il telegiornale delle belle notizie.

L’altro giorno ero a casa di un amico, che aveva la tv accesa, potente strumento ipnotico che ha catturato anche la mia attenzione, e un senatore della Repubblica, della maggioranza di governo, intervistato asseriva che il governo deve fare di più, deve andare nelle scuole con il vaccino anti covid. Il giornalista non ha replicato, non ha fatto nessuna domanda a quel disinformato signore che siede in Parlamento (la maiuscola di Parlamento è dovuta a quei due, di numero, Parlamentari che stanno, nonostante tutto, facendo il loro lavoro e non hanno delegato al governo il potere legislativo) che aveva affermato quantomeno un paio di nefande inesattezze.

A questo punto il paio di domande le faccio io:
1. Senatore, lei sa che la sperimentazione a livello globale ha escluso gli under 16?
2. Senatore, lei sa che la sperimentazione di questo vaccino (che non so nemmeno se si possa continuare a chiamare vaccino, in quanto usa tecnologie completamente diverse da quelle dei classici vaccini, pertanto lo chiamerò “prodotto”) è ancora in essere, e che si sta sviluppando su tutto il territorio mondiale, e che essa esclude gli under 16?
3. Senatore, lei sa che l’autorizzazione a procedere alla somministrazione di questo “prodotto” è provvisoria, e che tutti gli stati in cui viene somministrato questo medicinale devono fare un report all’E.M.A e all’A.I.F.A.??
4. Senatore, lei sa cos’è l’E.M.A.?
5. Senatore,  lei sa cos’è l’AI.I.F.A.?
6. Senatore, lei sa che tra i 18.000 sottoposti alla prima fase del test di questo “prodotto”, i quali hanno ricevuto il principio attivo, più di uno su 10 ha sviluppato effetti collaterali, tra cui si leggono: malessere, febbre, sintomi simili al covid, comunque malesseri che li hanno resi inabili al lavoro e alla vita sociale e che hanno richiesto l’intervento medico, e più di uno su mille paralisi facciale (fonte A.I.F.A) e 9 hanno contratto il covid,? Quindi almeno 2.ooo persone sono state male.
7. Senatore, lei sa che tra i 18.000 sottoposti alla prima fase di sperimentazione di questo “prodotto” i quali hanno ricevuto il placebo, 196 hanno sviluppato sintomi del covid, e sono tutti guariti? Quindi sono stati male un decimo di coloro a cui è stato somministrato.
8. Senatore, lei sa che aver abbreviato i tempi di sperimentazione di questo “prodotto”, non ha fornito nessuna risposta sugli effetti collaterali per le donne in gravidanza, che allattano oppure in età fertile, che la proteina Spike stimolata da questo medicinale è in contrasto con la formazione della placenta?
9. Senatore, lei sa che il target di età questa malattia è del tutto paragonabile a quello di aspettativa di vita e che l’essere umano ha una mortalità del 100%?
10. Senatore, le sembra il caso di metter a rischio la vita di giovani per salvare quello che è naturalmente non salvabile?

Certo sono più di un paio di domande, ma io non sono un giornalista che fa il giornalaio, non vendo le notizie. Un giornalista iscritto ad un albo che a questo punto è lapalissiano che decide cosa va detto e cosa no. Alcune di queste domande possono sembrare provocatorie, ma in realtà l’asserzione del senatore è sinonimo nelle migliori delle ipotesi di disinformazione, nella peggiore di collusione!
Comunque sia, l’intervista nella sua totalità, ha chiaramente fornito il cliché della informazione disinformante, che da anni ha portato il nostro paese ad essere tre gli ultimi per la libertà di stampa nel mondo.

Questo è solo uno dei casi di mal giornalismo che ogni giorno creano attraverso una informazione disinformante una percezione della realtà così assurda che fa dimenticare tutto ciò che abbiamo finora appreso e tutti i valori in cui crediamo.

Ogni giorno questa disinformazione parla di centinaia di morti, non dice nulla dell’età, della loro aspettativa di vita, parla dei morti come tali senza contestualizzare, come se l’essere umano non debba più morire, come se morire fosse una novità! Questa crisi è una grande opportunità per capire quanto giovane ed immatura sia la nostra specie che nella pretesa di essere l’essere pensante, si è autoproclamata proprietaria dell’unico pianeta conosciuto e vivibile in un universo sconfinato, usandolo come se fosse usa e getta.

Ogni giorno notizie di migliaia di nuovi positivi, senza dire e senza far sapere se stanno bene oppure male. Ogni volta che qualche mio conoscente mi ha parlato di un positivo di sua conoscenza, ho sempre posto la stessa domanda che è:” come sta?”, e ho sempre ricevuto la stessa risposta, sta bene, sta benino, sta male, ha la febbre, non ha niente…  sembrerebbero risposte diverse, ma sono tutte accomunate da un unico denominatore: non ha importanza come stanno, ha importanza che sono risultati positivi ad un test mai validato, perché non fornisce un risultato scientificamente riproducibile e perché il Covid non è mai stato isolato. Non importa se stanno bene o stanno male, importa se sono positivi o negativi, e se sono negativi devono rifare il test dopo alcuni giorni perché così il risultato della monetina tirata in aria, che ha la stessa attendibilità di un test non validato, può far sì che ci sia un nuovo numero ad alimentare la macchina della paura.

Giornalisti o giornalai, due professioni che sono degne di esistere e che danno il loro contributo finché i primi non si comportano come i secondi. Quando i giornalisti, invece di cercare la notizia, vendono una notizia pre-confezionata, diventando giornalai, invece di confezionare perle di realtà, confezionano veri e propri escrementi, e fanno perdere dignità anche ai giornalai. Se io fossi un giornalaio in questo momento, mi sentirei molto a disagio ad essere uno strumento di diffusione di notizie che definire fuorvianti: è un semplice gioco di semantica.

Mi sveglio al mattino e penso, guardo fuori e il sole sorge e l’acqua scorre. Gli uccellini cantano e intorno a me, nonostante la follia collettiva, la meravigliosa forza della natura che mi avvolge, mi suggerisce che è solo questione di tempo e questa crisi voluta da pochi e necessaria per tutti, ci porterà in un mondo migliore, un mondo in cui gli esseri umani saranno consapevoli della loro grandezza e vivranno la loro vita nel coraggio, il cuore che agisce e non nel suo opposto, la paura.

Paternuosto Massimiliano Fuoco Gaia di Vedelago 14 gennaio 2021