CI SERVE DAVVERO IL VACCINO PER PROTEGGERSI DAL COVID-19? UN’ALTRA RICERCA È POSSIBILE!

Qualsiasi cosa sia il COVID-19, siamo davvero convinti che serva il vaccino oppure è la convinzione di qualcuno che vuol far si che ci crediamo tutti? Servono solo 10 minuti per leggere la mia analisi.

Articolo di Ivan Catalano (FONTI IN FONDO ALLA PAGINA)

Con questo post vorrei ritornare (1) sull’argomento della Vitamina C, D e della Melatonina come possibili rimedi al COVID-19. Ve li presento in ordine cronologico, per mostrarvi che un’altra medicina, quella che non ricerca il vaccino a tutti i costi, e che sembra dimenticata dalle autorità, esiste, e che ha delle persone di riferimento. anche in Italia i medici che sostengono questo approccio ci sono, il più famoso è il Prof. Di Bella (che non racconta fakenews come ci raccontano).

Vitamina C

A marzo lo studio: “La dose endovenosa precoce e alta di vitamina C può prevenire e curare la malattia di coronavirus nel 2019 (COVID-19)?” (2) affermava che lo stress ossidativo significativamente aumentato dovuto al rapido rilascio di radicali liberi e citochine era il segno distintivo della sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) che portava a lesioni cellulari, insufficienza d’organo polmonare e morte. L’uso precoce di antiossidanti ad alte dosi, come la vitamina C (VC), può diventare un trattamento efficace per questi pazienti. Gli studi clinici mostrano anche che VC orale ad alte dosi fornisce una certa protezione contro l’infezione virale. I coronavirus e l’influenza sono tra i virus pandemici che possono causare lesioni polmonari letali e morte per la ARDS. Le infezioni virali potrebbero evocare una “tempesta di citochine” che porta all’attivazione delle cellule endoteliali dei capillari polmonari, all’infiltrazione dei neutrofili e all’aumento dello stress ossidativo (ossigeno reattivo e azoto). L’ARDS, caratteristica dell’ipossiemia grave, è generalmente accompagnata da infiammazione incontrollata, lesioni ossidative e danni alla barriera alveolare-capillare. L’aumento dello stress ossidativo è un grave insulto nella lesione polmonare, inclusa la lesione polmonare acuta (ALI) e l’ARDS, due manifestazioni cliniche di insufficienza respiratoria acuta con morbilità e mortalità sostanzialmente elevate. Infusioni endovenose di VC ad alte dosi (ad es. 200 mg / kg di peso corporeo / giorno, suddivise in 4 dosi) hanno ridotto la permanenza in terapia intensiva (ICU) del 7,8%, accompagnata da una significativa riduzione nel tasso di mortalità.

Ad aprile lo studio: “Un nuovo studio clinico per testare la vitamina C ad alte dosi in pazienti con COVID-19” (3) ci aggiorna sul fatto che è stato registrato su clincialtrials.gov (identificatore: NCT04264533 (4)), un nuovo studio clinico per studiare l’infusione di vitamina C per il trattamento della polmonite grave infetta 2019-nCoV. Questo è uno dei primi studi randomizzati a testare gli effetti della vitamina C IV nei pazienti infetti da questo virus. In questo studio, i ricercatori tratteranno 140 pazienti con controllo placebo o vitamina C per via endovenosa alla dose di 24 g / giorno per 7 giorni. Valuteranno i requisiti di ventilazione meccanica e farmaci vasopressori, i punteggi di insufficienza d’organo, la durata della degenza in terapia intensiva e la mortalità a 28 giorni.

A maggio alcuni ricercatori suggerivano, tramite una lettera dal titolo: “La vitamina C come possibile terapia per COVID-19” (5) che anche la vitamina C dovesse essere inclusa come possibile trattamento in quanto ha numerosi effetti sul sistema immunitario. La vitamina C è un nutriente essenziale sicuro ed economico e pertanto si dovrebbero incoraggiare lo studio dei suoi possibili effetti su COVID-19 insieme a molti altri potenziali trattamenti.

A giugno una serie di studi sono stati pubblicati, tra cui: “Quercetina e vitamina C: una terapia sperimentale e sinergica per la prevenzione e il trattamento della malattia correlata alla SARS-CoV-2 (COVID-19)” (6) si esamina come l’acido ascorbico è una vitamina cruciale necessaria per il corretto funzionamento del sistema immunitario. Ha un ruolo nella risposta allo stress e ha mostrato risultati promettenti quando somministrato ai malati critici. La quercetina è un noto flavonoide le cui proprietà antivirali sono state studiate in numerosi studi. Vi sono prove che la co-somministrazione di vitamina C e quercetina esercita un’azione antivirale sinergica a causa della sovrapposizione di proprietà antivirali e immunomodulanti e della capacità dell’ascorbato di riciclare la quercetina, aumentandone l’efficacia. La quercetina è stata già studiata per il suo possibile effetto antivirale su diversi membri della famiglia Coronaviridae. La conclusione dello studio è stata che: “La quercetina mostra una vasta gamma di proprietà antivirali che possono interferire con più fasi di virulenza patogena – ingresso di virus, replicazione del virus, assemblaggio di proteine ​​- e che questi effetti terapeutici possono essere aumentati dalla somministrazione contemporanea di vitamina C. Inoltre, a causa della loro mancanza di gravi effetti collaterali e bassi costi, consigliamo vivamente la somministrazione combinata di questi due composti sia per la profilassi che per il trattamento precoce delle infezioni del tratto respiratorio, in particolare per i pazienti COVID-19”.

Vitamina D

Ad aprile è stato pubblicato l’articolo scientifico: “Prova che l’integrazione di vitamina D potrebbe ridurre il rischio di infezione e decesso da influenza e da COVID-19” (7). Questo articolo esamina i ruoli della vitamina D nel ridurre il rischio di infezioni del tratto respiratorio, la conoscenza dell’epidemiologia dell’influenza e del COVID-19 e come l’integrazione di vitamina D potrebbe essere una misura utile per ridurre il rischio. Attraverso diversi meccanismi, la vitamina D può ridurre il rischio di infezioni. Tali meccanismi includono l’induzione di catelicidine e defensine che possono abbassare i tassi di replicazione virale e ridurre le concentrazioni di citochine pro-infiammatorie che provocano l’infiammazione che danneggia il rivestimento dei polmoni, portando alla polmonite, nonché aumentando le concentrazioni di citochine anti-infiammatorie. Le prove a sostegno del ruolo della vitamina D nella riduzione del rischio di COVID-19 comprendono che l’epidemia si è verificata in inverno, un momento in cui le concentrazioni di 25-idrossivitamina D sono più basse; che il numero di casi nell’emisfero australe verso la fine dell’estate è basso; che si è scoperto che la carenza di vitamina D contribuisce alla sindrome da distress respiratorio acuto; e che i tassi di mortalità per caso aumentano con l’età e con la comorbidità delle malattie croniche, entrambe associate a una concentrazione più bassa di 25 (OH) D. Per ridurre il rischio di infezione, si raccomanda alle persone a rischio di influenza e / o COVID-19 di prendere in considerazione l’assunzione di 10.000 UI / giorno di vitamina D.

A giugno è stato pubblicato l’articolo scientifico: “Ruolo della vitamina D nella prevenzione dell’infezione, della progressione e della gravità di COVID-19” (😎 con il quale si affermava che l’insufficienza di vitamina D influisce sulle funzioni immunitarie in quanto la vitamina D esercita un ruolo di immunomodulazione, aumentando l’immunità innata mediante secrezione di peptidi antivirali, che migliora le difese della mucosa. Lo studio conclude dicendo: “Negli studi randomizzati e nella meta-analisi, è stato dimostrato che l’integrazione di vitamina D ha effetti protettivi contro le infezioni del tratto respiratorio; pertanto, le persone a maggior rischio di carenza di vitamina D durante questa pandemia globale dovrebbero prendere in considerazione l’assunzione di integratori di vitamina D per mantenere i 25 (OH) D circolanti ai livelli ottimali (75-125 nmol / L). Alcuni studi retrospettivi hanno dimostrato una correlazione tra i casi COVID-19 e la vitamina D, mentre altri studi non hanno trovato la correlazione quando si adattano le variabili confondenti. Tuttavia, non ci sono prove sufficienti sull’associazione tra i livelli di vitamina D e la gravità e la mortalità di COVID-19. Pertanto, sono necessari studi randomizzati controllati e studi di coorte su larga scala per testare questa ipotesi”.

A luglio è uscito uno studio scientifico: “Il ruolo della vitamina D nella prevenzione dell’infezione e della mortalità per la malattia di coronavirus 2019” (9) contestato dalla nostra AGCOM in via ufficiale (10) (ricordiamoci che AGCOM ha emesso provvedimenti censori nei confronti di panzironi per presunte fakenews sull’uso di vitamina C e D per contrastare il COVID-19 (11)), il quale sosteneva anch’esso di aver trovato significative relazioni grezze tra i livelli di vitamina D e il numero di casi COVID-19 e in particolare la mortalità causata da questa infezione. Il gruppo di popolazione più vulnerabile per COVID-19, è anche quello che presenta i livelli di vitamina D più carenti. La vitamina D ha già dimostrato di proteggere dalle infezioni respiratorie acute e si è dimostrata sicura. Dovrebbe essere consigliabile eseguire studi dedicati sui livelli di vitamina D in pazienti COVID-19 con diversi gradi di gravità della malattia. AGCOM gli contesta i dati calcolati dicendo che la conclusione principale dello studio non è attualmente supportata dall’analisi dei dati, ma che, naturalmente, la relazione tra vitamina D e COVID-19 merita studi dedicati, in quanto potrebbe rivelare interessanti spunti sull’epidemia di COVID-19. Questo è un campo di ricerca molto interessante senza dubbi e dovrebbero essere pianificati ulteriori studi. Attualmente, tuttavia, non vi sono prove di effetti della vitamina D nel ridurre l’impatto di COVID-19 sul numero di casi né sui decessi.

L’AGCOM, suggerisce che qualcuno studi perché è importante, rileva che gli studi sono interessanti, ma che se non ci sono studi pubblicati (e per farlo servono soldi) non si può dare alcuna conclusione di correlazione. Però accusa in modo piuttosto netto.

La Melatonina

Ad aprile è stato pubblicato lo studio: “La melatonina può ridurre la gravità della pandemia di COVID-19?” (12). L’ipotesi di partenza sono state: i bambini non soffrono di COVID-19 tanto quanto i loro nonni e hanno un livello di melatonina molto più alto; i pipistrelli sono animali notturni che possiedono alti livelli di melatonina, il che può contribuire alla loro elevata resistenza antivirale (questa osservazione deriva dall’origine del coronavirus da COV di pipistrello (13)); i virus inducono un’esplosione di citochine infiammatorie e specie reattive dell’ossigeno e la melatonina è il miglior antiossidante naturale che si perde con l’età; la morte cellulare programmata e causata da coronavirus, che può provocare un danno polmonare significativo, è inibita dalla melatonina; il coronavirus provoca infiammazione nei polmoni che richiede attività di inflammasoma. La melatonina blocca questi inflammasomi; l’immunità generale è compromessa dall’ansia e dalla privazione del sonno. La melatonina migliora le abitudini del sonno, riduce l’ansia e stimola l’immunità; la fibrosi può essere la complicazione più pericolosa dopo COVID-19. La melatonina è nota per prevenire la fibrosi; la ventilazione meccanica può essere necessaria ma comporta rischi a causa dello stress ossidativo, che può essere ridotto dalla melatonina. Pertanto conclude che, utilizzando la sicura melatonina da banco, possiamo essere immediatamente in grado di prevenire lo sviluppo di gravi sintomi della malattia nei pazienti con coronavirus, ridurre la gravità dei loro sintomi. L’articolo tratta gli stessi argomenti dell’articolo di marzo dal titolo: “COVID-19: Melatonina come potenziale trattamento adiuvante” (14) che ha avuto anche commenti positivi da altri ricercatori (15).
Tra l’altro in questo studio viene proposta la Melatonina come adiuvante per rendere efficace il vaccino di Moderna Tx, sarà mica la Melatonina la sostanza efficace e protettiva contro gli effetti collaterali (16)?

A maggio lo studio dal titolo: “Melatonina: ruoli nell’influenza, Covid-19 e altre infezioni virali” (17), che io consiglio di leggere per intero, concludeva dicendo che: “Nel complesso, i processi comunemente colpiti nelle infezioni virali suggerirebbero che la mancanza di un vaccino disponibile e antivirale e la loro impotenza di fronte a nuove mutazioni virali non dovrebbero necessariamente condurre a una risposta gestionale che dipende esclusivamente dall’isolamento sociale al fine di diminuire mortalità umana. Numerosi fattori possono agire per inibire i principali cambiamenti cellulari su cui agiscono i virus, con la melatonina come uno di questi fattori”. L’utilità della melatonina è paradossalmente sottovalutata, se non soppressa, è di pronta disponibilità e a basso costo, con un profilo di sicurezza molto elevato. “Sembrerebbe inopportuno attendere che le aziende farmaceutiche forniscano un vaccino antivirale mirato entro un anno, a quel punto covid-19 potrebbe essere mutato. Come sottolineato dappertutto, gli impatti virali sulla fisiologia umana consentono l’uso di sostanze nutritive e farmaceutiche che possono ridurre la gravità dell’infezione prendendo di mira i processi fisiologici. La melatonina è una di queste sostanze”. La melatonina è attivamente inibita dalla maggior parte dei virus, indicando la sua importanza nella regolazione delle infezioni virali. “Complessivamente, ci sono ragioni biomediche, finanziarie e morali per lo sviluppo e il test di interventi che possono limitare immediatamente l’impatto delle infezioni virali”.

In questo studio sempre di maggio, dal titolo: “Algoritmo terapeutico per l’uso della melatonina nei pazienti con COVID-19” (18) i ricercatori sono d’accordo con la somministrazione di melatonina per uso profilattico, da sola o in combinazione con altri farmaci, e propongono un algoritmo terapeutico con una dose totale di almeno 120-1000 μg / kg / peso corporeo e per via endovenosa. Anche in questo articolo si sostiene che la melatonina è prontamente disponibile, può essere facilmente sintetizzata in grandi quantità, è economica, ha un profilo di sicurezza molto elevato e può essere facilmente auto-somministrata.

Altri studi invece hanno puntato a dimostrare come la Melatonina abbia un potere fortemente inibitore della “tempesta di citochine” che scatena il COVID-19 (19).

In questo articolo, sempre di maggio, dal titolo: “Polmoni come bersaglio dell’infezione COVID-19: meccanismi molecolari comuni protettivi di vitamina D e melatonina come nuovo potenziale trattamento sinergico” (20) fornisce un quadro riassuntivo dove l’integrazione combinata di vitamina D con melatonina potrebbe offrire un’interessante alternativa sinergica per la prevenzione e il trattamento dell’infezione polmonare da COVID-19. Lo studio afferma che queste molecole modulano le stesse vie di segnalazione correlate agli effetti antinfiammatori, immunomodulatori, antiossidanti, antifibrotici e anti-apoptotici, in molti tessuti con particolare attenzione a livello polmonare. Entrambi i composti naturali sono altamente sicuri per l’uso clinico. Hanno molti meccanismi sottostanti condivisi che consentono loro di esercitare azioni di potenziamento volte a rafforzare il sistema immunitario e preparare il corpo a superare le gravi conseguenze patologiche dell’infezione COVID-19 e, in caso di infezione, ridurre il suo alto tasso di mortalità.

#coronavirus #vitaminaC #vitaminaD #melatonina

(1) https://bit.ly/39tbTWUhttps://bit.ly/2WSh93Ehttps://bit.ly/2VjN2Qt
(2) https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7167497/
(3) https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7137406/
(4) https://clinicaltrials.gov/ct2/show/results/NCT04264533
(5) https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7335649/
(6) https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7318306/
(7) https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7231123/
(8 https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7305922/
(9) https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7202265/
(10) https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7352086/
(11) https://gds.it/…/fake-news-sul-coronavirus-lagcom…/
(12) https://www.tandfonline.com/…/10…/08830185.2020.1756284
(13) https://bit.ly/30BCSxe
(14) https://www.sciencedirect.com/…/pii/S0024320520303313…
(15) https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7195414/
(16) https://bit.ly/2P2TJDC
(17) https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7235470/
(18) https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7242729/
(19) https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7211589/
(20) https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7227533/