La storia si ripete.
Eravamo nel 1924 sempre di maggio (il 30) e in Parlamento un uomo, da solo, si ribellava al regime fascista.
Attorno a lui decine e decine di altri uomini lo insultavano e lo deridevano.
Di lì a poco, quel coraggioso ribelle sarebbe stato barbaramente ucciso.
Il suo nome è divenuto vessillo per tutti coloro che agognano la libertà e non sopportano di vivere a testa bassa, subendo soprusi di ogni genere; il suo nome brilla nel cielo e, come fosse la stella polare, indica alle persone di buona volontà la giusta rotta da seguire.
Non dimentichiamo il nome di Giacomo Matteotti.
Ora siamo nel 2021, ma non si direbbe che sia passato quasi un secolo, infatti viviamo in un’epoca dove i nostri diritti sono sistematicamente violati e il governo si comporta da sovrano anziché da servitore del Popolo.
Il Parlamento è il luogo sacro della Democrazia per antonomasia, ma ieri la vergogna è calata come un’ ombra su tutti noi.
Ieri, una donna, da sola si ribellava al regime dittatoriale sanitario.
Attorno a lei decine di persone che fischiavano e la deridevano.
Sara Cunial lotta come una leonessa per far sì che i nostri diritti non vengano ulteriormente compressi e la nostra amata Costituzione non subisca ulteriori violenze.
Quello che è successo ieri in Parlamento è tipico di una dittatura terzomondista, che boicotta l’opposizione e la ridicolizza.
Mai avrei creduto di assistere a una scena simile.
La politica mi ha sempre affascinato, l’ho sempre considerata la cartina tornasole del livello di civiltà di un popolo, ma adesso sono schifato.
È ora di dare un segnale forte, è il momento di far sentire le nostre voci all’unisono.
Nei palazzi del potere devono avere chiaro che Sara Cunial non è sola, ogni torto che le faranno sarà un torto a tutti noi e noi risponderemo con maggior forza e la nostra determinazione sarà un baluardo invalicabile.
Sara Cunial, sei una delle poche persone che merita il titolo di Onorevole, noi crediamo in te e la tua lotta è la nostra lotta.
Insieme possiamo.
Viva la Democrazia, viva la Repubblica.
Paolo Sandonnini del Fuoco Anna Bontempi di Serra San Quirico