di Davide Barillari
Il Consiglio Regionale del Lazio il 15 giugno ha perpetrato l’ennesima violenza sulla democrazia. La mozione che ho presentato sulla PACE è stata boicottata da tutti i presenti. La votazione avvenuta senza controprova, nonostante la mia richiesta formale, violando lo statuto e il regolamento del Consiglio.
Nessuno vuole la pace, vogliono solo la guerra. Alle vostre chiacchiere di pagliacci io non credo più.
Non credo più nella vostra Pace, che chiamate guerra giusta, inviando bombe e missili avvolte nella bandiera arcobaleno che sfoggiate fieri sui vostri balconi.
Non credo più nel vostro Stato, dove tutti gli organi di garanzia e vigilanza sono stati inquinati dalle vostre lobby e ai vostri interessi privati.
Non credo più nella vostra Democrazia, completamente asservita ai partiti che con arroganza sfoggiano compromessi vergognosi ed accordi di spartizione di potere fra maggioranza ed opposizione.
Non credo più nelle vostre Istituzioni, simulacri di democrazia, scatole vuote dove la dittatura della maggioranza stravolge ogni regola ed ogni diritto a suo piacimento.
Non credo più ai vostri Sindacati, centri di potere finanziario, che non hanno mosso un dito per difendere milioni di lavoratori minacciati, ricattati e sospesi perché senza greenpass.
Non credo più nella vostra Medicina, pagata dalle case farmaceutiche, che costringe con la paura milioni di persone a sperimentare sul proprio corpo terapie dagli effetti sconosciuti.
Non credo più nella vostra Scienza, in pieno conflitto di interesse, che segue la strada del profitto invece che quella della prevenzione per la tutela della salute pubblica.
Non credo più nella vostra Magistratura, che insabbia e archivia tutte le denunce che accusano il potere mafioso in Parlamento e all’interno delle istituzioni.
Non credo più ai vostri Giornali e alle vostre Televisioni, beceri strumenti di propaganda del sistema che non ammette più voci critiche e contradditorio.
Sono ad un passo dalle dimissioni.
E’ sempre più difficile accettare di essere un uomo di Stato, un uomo che dovrebbe rappresentare i cittadini, senza poter più svolgere il proprio ruolo democratico ed istituzionale.