Il 12 giugno 2022, i cittadini italiani aventi diritto al voto saranno chiamati alle urne per esprimere la loro scelta circa l’abrogazione di alcune leggi dello Stato. Non entrerò nello specifico e non farò campagna di sensibilizzazione su come votare, ritengo infatti che il voto debba essere sempre espresso con piena coscienza, in rispetto dei diritti costituzionalmente garantiti di libertà e segretezza.
Ma allora cosa si può dire su di un referendum abrogativo?
Beh, innanzitutto è la prima occasione di voto di rilevanza nazionale da quando “siamo stati resi sudditi”. Resta valida la massima che se votare servisse davvero a qualcosa non ce lo lascerebbero fare. Però è pur vero che, se non esprimiamo la nostra opinione nemmeno quando ci viene chiesta, non potremo poi lamentarci se le nostre speranze verranno disattese.
Nel passato abbiamo espresso chiara e forte la nostra opinione sullo sviluppo di una filiera tecnologica nucleare sul suolo italiana: sono stati indetti ben due referendum e adesso ogni governo che volesse riprendere in mano la questione, dovrebbe dire chiaramente ai cittadini-sudditi che la loro opinione vale meno del letame su un terreno agricolo.
Mario Draghi non tiene in considerazione coloro i quali si sono espressi in due referendum: l’opinione degli italiani è solo il fastidioso ronzio di una zanzara vicino alle sue orecchie, però sappiamo che i presidenti passano, mentre il Popolo Italiano no.
Tornando a noi e al referendum che ci apprestiamo a votare, a me sembra l’ennesima trovata dei soliti politicanti per far rientrare dalla finestra qualcosa che avevamo buttato fuori dalla porta.
In un Paese serio, se il referendum dovesse dare esito contrario alle idee di Salvini & Co. i suddetti dovrebbero dimettersi ed eclissarsi dalla vita politica nazionale.
Sappiamo che non succederà.
Non dimentichiamo che il referendum per sua natura è quell’ufficio con il quale il cittadino può dire la sua su alcuni argomenti importanti che presto o tardi potrebbero riguardarlo da vicino.
Non dimentichiamo che per votare in un referendum basta mettere una X, ma soprattutto non dimentichiamo che bisogna scegliere SI per dire NO e NO per dire SI.
Se la sono studiata bene vero?
Non avete idea di quante persone hanno sbagliato a votare con questo sistema diabolico.
Vediamo dunque uno alla volta i 5 quesiti per i quali il legislatore ci chiama a raccolta:
—Abolizione della legge Severino
—Limitazione delle misure cautelari nel processo penale
—Separazione delle carriere di pubblici ministeri e giudici
—Valutazione dei magistrati anche da parte di membri non togati
—Abrogazione dell’obbligo di raccogliere le firme per potersi candidare a membro del CSM
Andiamo con ordine e analizziamo i vari quesiti partendo dall’abrogazione della Legge Severino (il quesito più sentito dai Cittadini).
S4appiamo che per poter accedere ad un qualunque concorso pubblico, è necessario non essere stati condannati in via definitiva per delitti non colposi e non essere stati dichiarati decaduti dai pubblici uffici.
Non ci si può arruolare nelle forze armate, né in quelle dell’ordine se non si ha la fedina penale pulita.
Ovviamente voi mi direte:
“Grazie, è il minimo che ci si può aspettare da chi indossi una divisa”. E io vi do ragione.
Ma è chiedere troppo che chi si candidi a legiferare e a governare il Paese, abbia le stesse doti di moralità e non abbia mai avuto guai con la Giustizia?
A questo fa riferimento la legge Severino.
Attualmente chiunque sia stato condannato in via definitiva per alcuni reati, non può accedere alle cariche pubbliche e quindi non può candidarsi a deputato o senatore.
Per lasciare che questa legge resti in vigore, bisogna votare NO, mentre per abrogarla e consentire anche ai condannati di diventare nostri rappresentanti, bisogna votare SI.
Il secondo quesito per cui saremo chiamati ad esprimere una preferenza, riguarda il carcere preventivo e le altre misure coercitive della libertà personale per i soggetti a rischio reiterazione, ovvero la carcerazione di una persona quando si ritiene che possa compiere lo stesso reato per il quale è accusata.
La nostra Legge specifica che ogni imputato è innocente fino a prova contraria, in alcune circostanze però le prove sono talmente evidenti e il pericolo di reiterazione o di fuga o ancora di inquinamento delle prove è talmente plausibile, che il giudice ordina la carcerazione prima del processo.
Il legislatore ci chiede se siamo favorevoli a mantenere intatta la norma o se vogliamo che il carcere preventivo (compresi gli arresti domiciliari), sia limitato solo ai due casi di pericolo di fuga e inquinamento delle prove, lasciando quindi la possibilità a soggetti arrestati per spaccio o per stalking, di continuare a restare liberi anche in presenza di prove schiaccianti.
Per cancellare parte della norma si deve votare SI, per mantenerla intatta bisogna votare NO.
I quesiti 3, 4, e 5, sono un po’ più specifici per il ramo giurisdizionale e mirano a modificarne gli assetti.
Per i non addetti ai lavori, queste modifiche potrebbero rispecchiare solo un’idea personale su come dovrebbe o potrebbe funzionare la macchina della Giustizia nel nostro Paese, in realtà i cambiamenti che potrebbero avere luogo, si rifletteranno a 360 gradi sul modo di organizzare e di esercitare la Giustizia, modificandone profondamente il funzionamento.
Se il cambiamento sarà in meglio o in peggio non è dato saperlo, probabilmente la velocità dei processi non ne trarrà giovamento se non in modo indiretto, in quanto Forse l’intero complesso potrebbe diventare più efficiente.
Il quesito numero 3, chiede al Cittadino di esprimersi riguardo la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri.
Allo stato attuale, durante la sua carriera, un magistrato può passare più volte dal ruolo di giudice a quello di pubblica accusa.
Se tale ordinamento venisse abrogato, ogni magistrato dovrebbe scegliere all’inizio della carriera quale strada intraprendere e non potrebbe più cambiare.
Chi volesse fare il giudice si specializzerebbe in quell’ambito, stesso discorso per chi volesse ricoprire il ruolo di pubblico ministero.
La legge attuale è sicuramente troppo elastica e un continuo passaggio di ruolo non giova al sistema, è pur vero che prima di diventare giudice sarebbe necessario che un magistrato si “facesse le ossa” sul campo, mentre con la nuova proposta, ci ritroveremmo giudici che potrebbero mancare della necessaria esperienza.
Forse i pro pendono più dalla parte dell’abrogazione della legge ma sicuramente negli anni a venire ci sarà la necessità da parte del legislatore di correggere alcuni aspetti, introducendo delle specifiche condizioni per l’accesso alle carriere.
Si vota SI per abrogare la legge e NO per mantenerla così com’è.
Il quarto quesito, chiede al Cittadino se sia favorevole a far giudicare l’operato dei magistrati anche da membri laici come professori universitari ed esperti del diritto oltre che dal CSM.
In questo caso una parte di professionisti civili avrebbero la possibilità di esprimere il loro giudizio sul lavoro svolto dai magistrati e di conseguenza questi ultimi sarebbero incentivati a lavorare ancora meglio.
Attualmente è solo il Consiglio Superiore della Magistratura a valutare l’operato dei magistrati e da molti è visto come il classico tentativo di “lavare in casa i panni sporchi”.
È pur vero che il CSM si avvale già del contributo di diversi esperti esterni al sistema, però questa legge andrebbe a disciplinare in modo organico ed ordinato, il campo d’azione e le facoltà attribuite agli esperti del diritto.
Si vota SI per autorizzare la partecipazione dei membri laici, mentre si vota NO per lasciare tutto com’è.
Il quinto e ultimo quesito sul quale saremo chiamati ad esprimerci, riguarda l’abrogazione di una legge che obbliga i magistrati a trovare dai 25 ai 50 voti favorevoli per candidarsi al CSM.
Ciò ha portato negli anni al verificarsi di alcuni giochi di potere che nulla hanno a che fare con la con la neutralità politica che dovrebbe essere alla base della magistratura.
Come ha tristemente dimostrato il caso Palamara, la necessità di avere dei voti per poter entrare nel CSM, ha dato vita a correnti legate ai partiti politici, garantendo che ai vertici delle procure potessero arrivare solo persone di fiducia di questo o di quel partito.
Votando SI, tale istituto verrebbe immediatamente abolito e si tornerebbe alla legge del 1958 che prevedeva la possibilità per tutti i magistrati di proporsi per il ruolo semplicemente proponendo la propria candidatura. Votando NO resterà in vigore il sistema dei voti e delle correnti partitiche.
Ognuno deve votare con mente e cuore sereni, ognuno deve fare le proprie personali valutazioni e decidere in piena autonomia, perché solo dalla libertà può nascere un futuro migliore per tutti.
Solo dalla libertà potremo ricostruire un Paese a misura d’uomo.
Il 12 giugno ognuno di noi sarà chiamato ad esprimere il suo parere, ogni cittadino avrà il potere di dire Si o No, non prendiamo alla leggera questo compito, perché grava su di noi la responsabilità che di norma è affidata al legislatore.
Cerchiamo di esserne pienamente consapevoli.