Il decreto-legge sulla cybersicurezza è un vero e proprio COLPO DI STATO che darà poteri illimitati al Presidente del Consiglio esautorando definitivamente il ruolo del Parlamento su tantissimi e delicatissimi temi di carattere centrale, nazionale e internazionale.
“Servono reti di centri operativi, unità informatiche comuni, una cassetta degli attrezzi sul 5G, standard di sicurezza, crittografia, rafforzamento del strumenti della diplomazia informatica” aveva dichiarato David Sassoli, presidente del Parlamento europeo. “Misure forti” sulla difesa del cyber-spazio europeo. Così come richieste anche dagli Stati Uniti di Biden. Dati e privacy, 5G, Cloud… e chi poteva fare da capofila in Europa se non l’Italia?
Ecco servito il decreto-legge 14 giugno 2021, n.82, fresco fresco di approvazione (con l’unico voto contrario di Sara Cunial), recante “disposizioni urgenti in materia di cybersicurezza, definizione dell’architettura nazionale di cybersicurezza e istituzione dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale” con il quale vengono creati l’Agenzia e il Nucleo operativo per la cybersicurezza.
La prima, competente in materia di sicurezza delle reti e dei sistemi informativi e all’accertamento delle violazioni e all’irrogazione delle sanzioni amministrative previste dal decreto, si dovrà occupare di prevenire e gestire gli incidenti di sicurezza informatica e gli attacchi informatici.
La sua direzione e la responsabilità generale delle politiche si cybersicurezza, VENGONO AFFIDATE DIRETTAMENTE NELLE MANI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO. Il Presidente potrà delegare una vastità di funzioni residuali all’Autorità, il cui confine non è definito né definibile dalla norma.
Sempre l’Agenzia: stipularà accordi bilaterali e multilaterali, anche mediante il coinvolgimento del settore privato e industriale, con istituzioni, enti e organismi di altri Paesi per la partecipazione dell’Italia a programmi di cybersicurezza. L’Agenzia potrà inoltre costituire e partecipare a partenariati pubblico-privato sul territorio nazionale, a consorzi, fondazioni o società con soggetti pubblici e privati, italiani e stranieri.
Non cose da poco, se si tiene oltretutto conto che l’Agenzia ha UN’AUTONOMIA GESTIONALE E CONTABILE ILLIMITATA e può assumere personale e creare sedi anche distaccate senza dover rispondere ad alcun altro organo istituzionale, se non il Presidente del Consiglio.
Presso l’Agenzia è costituito, in via permanente, anche il NUCLEO PER LA CYBERSICUREZZA, sempre a supporto del Presidente del Consiglio, per gli aspetti relativi alla prevenzione e preparazione ad eventuali situazioni di crisi e per l’attivazione delle procedure di allertamento. Il Nucleo può anche formulare proposte normative, di iniziative in materia di cybersicurezza del Paese, anche nel quadro del contesto internazionale in materia.
TUTTO CIÒ CHE SARÀ DISCUSSO È SEGRETO, e anche il Parlamento ne sarà tenuto all’oscuro: non vi sarà alcuna attività di sindacato parlamentare disponibile al deputato o senatore. L’Agenzia, infatti, non è parte del governo, quindi fuori dalla competenza del sindacato ispettivo, e la sua attività è insindacabile da parte del parlamentare.
Insomma, stiamo parlando di una nuova Agenzia di intelligence con poteri pari – se non superiori – alle altre agenzie di servizi italiani, con un ruolo centrale rispetto alle altre dovuto all’importanza della cybersicurezza, alla vulnerabilità dei sistemi digitali di moltissime infrastrutture strategiche nazionali e alla gestione dei dati sensibili… dei quali perderemo definitivamente il controllo.
Nella legge si parla infatti anche di TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI (“ovviamente” svolto per finalità di sicurezza nazionale in applicazione del presente decreto e ai sensi dell’articolo 58, commi 2 e 3, del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196).
Le innumerevoli collaborazioni con enti privati e la scarsa trasparenza di come i dati sensibili delle persone siano utilizzati, “desta” il sospetto che i privati possano utilizzare i dati a proprio piacimento e tornaconto, infrangendo la privacy dei cittadini, senza alcuna possibilità di sanzione o rilevamento di illeciti.
Se a pensar male ci si azzecca, forse è proprio questo l’obiettivo finale di questa norma: creare (l’ennesima) rete di funzionari, militari, ministeri e persone nominate ad esclusivo arbitrio del Presidente del Consiglio, senza alcun controllo parlamentare, ma soggetto ad ampi controlli esterni da parte di lobby, società e aziende, interessate a mettere le mani sul pacchetto di dati sensibili dei cittadini italiani e sulle informazioni strategiche del nostro Paese, ormai svenduto e umiliato.
Il Parlamento è così definitivamente esautorato dal suo ruolo che è – e sarà – sempre più, solo quello di leggere le relazioni di questo ennesimo comitato d’affari, che agisce e decide alle spalle di tutti noi.
Intanto ieri è stata ufficializzata la nuova collaborazione tra Leonardo (ex Finmeccanica, oggi player internazionale dedicato allo sviluppo di capacità operative multidominio in ambito Aerospazio, Difesa e Sicurezza attraverso il presidio delle tecnologie strategiche) e A2A (società di produzione, trading e vendita di servizi energetici, guidata da Renato Mazzoncini) per “testare sul campo nuovi prototipi di soluzioni sviluppati per rispondere alle esigenze specifiche di cyber-security delle infrastrutture energetiche”.
La nostra cyber sicurezza messa in mano all’azienda che ha manovrato i risultati delle elezioni di mezzo mondo e che si è fatta hackerare 10 Gb di dati sensibili nazionali non più di qualche anno fa.
Questo è un provvedimento che ripone nelle mani di un solo uomo l’ennesimo pezzetto di potere, rischiando di compromettere definitivamente la traballante struttura che sorregge la nostra malconcia democrazia.
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