Il dramma dei lavoratori di Elica s.p.a. (prima parte)

Quella che vi racconto oggi è una storia iniziata il 31 marzo 2021, quando un’azienda multinazionale ha avvisato i suoi dipendenti che, nonostante il mercato fosse in crescita e ci fossero fatturato e utili, avrebbe licenziato 409 persone da due siti produttivi in Italia per delocalizzare il lavoro in Polonia e ottenere così più profitto.

Niente di nuovo, succede quotidianamente che le fredde logiche di qualche speculatore distruggano la vita di onesti lavoratori, però qui si aggiunge la beffa.

Abbiamo avuto fiducia in un presidente (ex senatore e cavaliere del lavoro) che si è sempre vantato di essere legato al territorio e di voler rendere i siti produttivi italiani più competitivi.

Le azioni di Elica s.p.a. sono possedute per il 55% dal cavaliere del lavoro, per il 20% dal fondo (speculativo?) Tamburi di Milano e per il restante 32% suddivisa tra piccoli e medi investitori.

L’annuncio ha spiazzato tutti ma quegli stessi operai si sono compattati come non mai e da allora lottano senza tregua per il loro diritto al lavoro e per non far morire il loro territorio.

Si sono susseguiti scioperi e manifestazioni che l’azienda ha cercato di boicottare con minacce, lettere di richiamo e sospensioni.

Sui volti di quelle donne e di quegli uomini che hanno dato tutto per l’Elica, si legge tanta delusione, si legge tanta rabbia, ma nei loro occhi brilla la dignità.

Sanno che loro sono l’Elica e sanno che combatteranno giorno dopo giorno per salvarla.

Durante la prima manifestazione, è stata bloccata per due ore la strada statale 76 che da Ancona porta a Fabriano. La seconda manifestazione si è tenuta davanti alla sede centrale di Elica a Fabriano, bloccando per qualche ora l’accesso al paese, mentre la terza si è svolta in prossimità di uno dei due stabilimenti votati alla chiusura.

Ogni uscita è stata preventivamente pianificata e autorizzata dalla questura, nonostante il periodo di forti limitazioni, quegli operai sono riusciti a mandare un forte messaggio alla direzione aziendale.

Naturalmente sono stati aperti dei tavoli di trattativa da parte della Regione Marche e dei ministeri del lavoro e dello sviluppo economico. Tutti hanno capito che la chiusura degli stabilimenti sarebbe una sconfitta totale, a partire dalle persone che sarebbero private del reddito e della dignità, ma che coinvolgerebbe poi le pubbliche amministrazioni: infatti, se non lavori, non paghi le tasse e da contribuente diventi soggetto debole da accudire. Con un terribile effetto domino si impoverirebbe l’intero tessuto sociale di una provincia e di una Regione che per capacità produttiva era la seconda in Italia.

Il 28 maggio 2021 si è tenuta la quarta manifestazione, questa volta a Castelfidardo, davanti ad un’azienda che, pur facendo parte del gruppo elica, sembrerebbe non essere interessata dagli esuberi. Chiaramente le RSU e i dipendenti sanno che rischiano le stesse conseguenze dei loro colleghi, in quanto l’azienda potrebbe delocalizzare anche la loro produzione nell’arco di pochi anni.

Fin dalle 5 di mattina, qualche centinaio di operai e simpatizzanti hanno manifestato pacificamente ma in modo risoluto, per dare un ulteriore segnale della loro determinazione.

Sono intervenuti anche il sindaco, cui siamo grati, consapevole del rischio per il suo paese se l’azienda dovesse operare dei licenziamenti, una deputata PD e un senatore 5Stelle.

…Fine prima parte…

Paolo Sandonnini