LA DEMOLIZIONE DELLA SCUOLA

La demolizione della scuola

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La demolizione della scuola italiana

Che cosa è diventata la scuola italiana nel 2021? Un cumulo di macerie! Sono troppo catastrofica? Aspettate di leggere il resto.

E’ stata una lunga operazione di disfacimento del bello scrivere, della nostra arte e della nostra storia millenaria, il pensiero umanistico che diventa inutile, diventa giurassico dinanzi al fascino delle tastiere illuminate e dei device connessi 24 ore al giorno, per 7 giorni. Il presente è la quarta rivoluzione digitale, dove il pensiero umano, la sua storia e la sua importanza cedono il posto all’orgoglioso: non so nulla ma so usare un PC e so viaggiare su Internet. E bravo! Direi, anche brava e brav*, per fare riferimento a questa ennesima follia del rispetto di genere, ovvero il non rispetto ancora una volta per quella che è la natura umana.

Uomo, umanesimo, umanità. Io in quanto donna non mi sento offesa di farne parte solo perché per secoli con il sintagma ”gli uomini” si è indicato anche le donne. Era sottinteso, una forma per indicare la sostanza. Siamo nel 2021, non mi sembra che in Italia le donne se la passino così male come in altri paesi dove non possono nemmeno parlare in pubblico o studiare. Ma come è possibile che nel 2021 siamo costretti a chiederci se sia giusto usare il genere maschile o femminile, perché poi oltre alle donne, da sempre discriminate, ci sono i gay, le lesbiche, i trans e i ”bi” e non so cosa altro. Ma non ci sono sempre stati? Sembra che ce ne siamo accorti adesso e la motivazione di questa follia nella psicosi pandemica, quindi una pazzia al quadrato, è che la scuola italiana è stata demolita: così il fatto banale diventa un caso mediatico.

Ma dove si può discutere adeguatamente del concetto di genere? Dove si può discutere dell’emancipazione femminile? Dove si può discutere di libertà e diritti? A scuola, signori, non di certo nella tv commerciale o sui media del monopensiero.

E la scuola dov’è finita? E’ in via tal dei tali a prendere polvere e smog perché dentro ci sono solo il personale ATA, le segreterie, i capi di Istituto e i professori di sostegno con i loro studenti, quelli che ora hanno scoperto che l’inclusione è andare a scuola da soli, senza i compagni.

”Fair is foul, foul is fair”, scriveva Shakespeare nella sua opera più inquietante, il Macbeth, ”il bello è brutto, il brutto è bello”, ovvero il caos regna sovrano nel momento in cui gli opposti si scambiano il significato. La confusione fa sì che la menzogna diventi verità e viceversa. Ergo, la scuola non recita più nella sua veste di dea della sapienza, della bellezza, della comunicazione e trasmissione dei valori universali. Adesso basta avere un PC, la LIM, i tablet, gli smartphone per essere dei sapienti. Ecco la rivoluzione: il distacco umano, il distanziamento sociale, l’abbandono del minore davanti a uno schermo, pronto a bersi tutto di un sorso che oggi ”fair is foul, foul is fair” e nessun insegnante presente a proteggerlo dall’inganno.

Come si è arrivati a tutto ciò? Come si è arrivati a lasciare che i propri figli e i propri studenti accettino l’idea che la scuola si può anche fare da casa, in pigiama, tra una partita a game boy e una serie TV?

Semplice: è bastato picconare piano piano la figura dell’insegnante, parlandone sempre male, mettendo in evidenza solo gli eventi che colpevolizzavano questi nuovi mostri, i docenti impreparati, ignoranti, inadeguati, insensibili, con le loro macchinucce da impiegato sottopagato.

In contemporanea si è picconata la scuola, la sua credibilità, la sua funzione sociale, con qualsiasi mezzo di comunicazione, come la televisione, ad esempio, e i suoi reality e i talent show, che hanno dimostrato come senza saper fare assolutamente nulla o poco, si può diventare ricchi e famosi. Anzi, più sei ignorante, più il pubblico simpatizza perché ahimé spesso si identifica con chi l’arte la considera non una necessità dell’anima, ma un mezzo per arraffare soldi.

Se pensiamo ai quiz di Mike Bongiorno anni ’70, in cui i concorrenti dovevano dimostrare di essere esperti in una materia, in confronto ai quiz di questi tetri anni ’20, dove si cade impietosamente davanti a domande da terza media, è inevitabile lo sconforto!

Ed ecco che la DAD giunge al momento giusto. La pandemia, infida e subdola come una delle streghe del Macbeth, ci suggerisce che i professori e la scuola ormai non sono più necessari. Le lezioni le trovi su you tube, dove degli you tuber di certo più giovani e più belli di quegli sfigati e noiosi dei tuoi prof, ti parlano ammiccando e sorridendo, con scioltezza ed entusiasmo. Loro sì che sanno insegnare! E ci credo che sono sempre felici e chiari nell’esposizione se parlano a se stessi specchiandosi beati come Narciso nella propria videocamera; mica devono gestire una classe di 25, 30 adolescenti in preda alle crisi esistenziali o ormonali? Mica devono aiutare quegli studenti un po’ più lenti, diversamente intelligenti ma bisognosi come tutti di cure e attenzioni? Mica devono compilare documenti su documenti con scadenze continue? Mica devono cambiare strategia didattica per ogni classe in base alle esigenze e alle particolarità del singolo studente o della classe come gruppo etereogeneo unico? Mica devono difendersi da genitori chioccia o ipercritici?

La scuola è in demolizione, ormai, signori miei. E’ un museo chiuso, con tanto di ragnatele e topi.

Lo sanno quei genitori che quando c’è un problema invece di rivolgersi all’insegnante vanno dritto dal capo di Istituto per lamentarsi e chiedere un altro docente, come se stessimo al mercato, anzi, ormai mi tocca dire come se stessimo su Amazon.

Ma cari genitori e cari politici, la scuola non è solo il passaporto per il lavoro sicuro. La scuola non è solo la certificazione linguistica o il patentino informatico. I vostri figli non sono dei cyborg! Per adesso respirano ancora e reagiscono agli stimoli esterni.

Sapete che cosa è la scuola?

La scuola è crescita, non solo nozioni. La scuola è amicizia, sorrisi, pacche sulla spalla. La scuola è un 4 oggi che con impegno e fatica diventa un 8 domani. La scuola è andare a trovare quel vecchio professore che oltre a insegnarti la matematica, ti insegnò a credere in te stesso, quando nemmeno i tuoi genitori ci credevano.

La scuola è scoprire chi sei, cosa ti piace, cosa vuoi dalla vita. La scuola è studiare il passato per capire il presente. La scuola è sviluppare il pensiero critico per diventare cittadini consapevoli e liberi. La scuola è imparare a sbagliare per migliorare. La scuola è saper raggiungere un obiettivo a piccoli passi. La scuola è diventare grandi. La scuola è relazione, affetto, talvolta persino amore, come spesso è odio, scontro o incomprensione. La scuola è accettazione del diverso come valore. La scuola è accettazione di se stessi. La scuola è vita.

Non si sta demolendo un’istituzione.

Si sta demolendo la civiltà italiana.

Ma noi docenti naturalisti resistiamo. Contro la religione dei computer noi opponiamo la religione della natura. E troveremo un posto dove far rinascere il fiore della conoscenza. Se la scuola tradizionale si accartoccia su se stessa per dar spazio a laboratori gestiti da computer, noi troveremo un altro luogo dove costruirne una più imponente, più forte, più democratica, più libera, più umana.

Una scuola dove il sapere avrà il gusto dolce aspro di una fragola di maggio e il profumo inebriante del vento che sale dal mare in estate.

Emilia Capasso

29 marzo 2021