Saranno tempi difficili, ma se riscopriamo la voglia e la possibilità di essere comunità, riscopriremo anche la forza che ne deriva dall’esserlo, dal non essere soli.
Secondo i dati del report Censis-Confcooperative “Covid, da acrobati della povertà a nuovi poveri” la metà degli italiani con il #lockdown ha perso da un quarto alla metà del reddito, per i giovani la percentuale si alza fino al 60%. Una situazione drammatica che mette a rischio disoccupazione nei prossimi mesi 830 mila lavoratori. In sintesi, la metà degli italiani (50,8%) ha sperimentato un’improvvisa caduta delle proprie disponibilità economiche, con punte del 60% fra i giovani, del 69,4% fra gli occupati a tempo determinato, del 78,7% fra gli imprenditori e i liberi professionisti.
Sono solo alcuni numeri di un’emergenza sociale ed economica, figlia di un altrettanto grave emergenza democratica chiamata “coronavirus”.
I prossimi mesi saranno bui e tragici per molti di noi. Numerose famiglie sul lastrico, imprenditori abbandonati, disoccupati, donne e giovani in primis… cosa possiamo fare? Una cosa semplice e alla portata di tutti.
Chi è in difficoltà chiede. Chi ha divide.
Aprire le porte di casa nostra per offrire un pasto a un vicino di casa che non se lo può più permettere, a un amico in difficoltà, a un conoscente in disgrazia… Dividere – letteralmente – il pane. Perché, come si diceva una volta: dove si mangia in 2 si mangia in 3.
Diamoci una mano!
- 📌 Spalanchiamo le porte di casa nostra lì dove vorrebbero che le chiudessimo.
- 📌 Decidiamo una o due sera al mese in cui aggiungiamo un posto a tavola, oltre a 4, o a 6…
- 📌 Bussiamo in caso di bisogno, chiediamo aiuto!
- 📌 Cuciniamo, se possiamo farlo, anche per chi non può e poi regaliamo il pasto.
- 📌 Andiamo nei ristoranti, anche se chiusi, se ci aprono la porta.
- 📌 Accettiamo lo scambio di beni o anche solo di gesti, se non si ha la possibilità di altro.
- 📌 Se abbiamo un giardino mettiamolo a disposizione dei bambini del vicinato che non ce l’hanno.