RAPPORTO ECONOMICO-SOCIALE TRA STATO E CITTADINO

Lo stato si definisce nella sovranità esercitata su un popolo che è stabilito in un territorio definito da confini geografici e all’interno di questi confini dà luogo a politiche orientate all’evoluzione sociale ed economica.

Al fine di attuare uno sviluppo equo in ambito economico, lo Stato ha sostanzialmente due strumenti fondamentali: l’emissione di Credito per sviluppare l’economia e il Prelievo Fiscale per garantire una più equa distribuzione della ricchezza pro capite anche attraverso i servizi offerti dallo stesso stato (welfare).

La moneta viene scambiata, solitamente in cambio di titoli emessi dallo Stato. Gli interessi su questi titoli sono una partita di giro, nel senso che essi sono rigirati allo Stato (che della moneta emessa si fa garante), salvo una piccolissima percentuale che viene usata per coprire i costi della Banca Centrale.

La Banca Centrale, benché compartecipata da istituti di credito privati, non ha fini di lucro. Infatti il costo per emettere la moneta è dato solo dai costi di carta/metallo e della stampa/conio. Il costo dell’emissione della moneta elettronica è pari a zero.

Lo Stato emette moneta e tassa nella stessa moneta: così, se da una parte il cittadino la accetta su garanzia dello Stato (in Europa su garanzia della BCE), dall’altra la richiede per poter adempiere alle sue politiche fiscali, necessarie ad elidere le fluttuazioni di mercato come la svalutazione, la deflazione o l’inflazione.

Allo stesso modo lo Stato obbliga sostanzialmente i cittadini a lavorare e a produrre per il sistema, al fine di dare loro la possibilità di guadagnare denaro in proporzione al loro operato e in base alle regole del mercato.

La moneta, prima ancora che un sistema di equilibrio e di facilitazione degli scambi, è innanzitutto una forma di regolatore sociale e di controllo della ricchezza privata dei cittadini di uno stato.

Debito pubblico- Credito privato
Questo grafico descrive il rapporto speculare tra la spesa pubblica, sostenuta dallo stato italiano nei singoli anni, e la ricchezza privata.

La scelta di tagliare la spesa pubblica per far fronte agli interessi sul Debito corrisponde a penalizzare le fasce meno abbienti della popolazione per garantire un elevato reddito ai finanziatori del Debito Pubblico nazionale.

Inoltre, il più efficace strumento per contenere l’aumento del peso del Debito non sarebbe la semplice crescita economica, ma l’inflazione, anche se appare difficile una ripresa di essa a causa dell’attuale panorama di modesta dinamica economica all’interno dell’Unione Europea che premia le economie più efficaci nel ridurre le retribuzioni e i diritti dei lavoratori.

È opportuno quindi ragionare in termini di rendimento reale dei titoli di Stato: se prendiamo in esame i due contributi alla variazione del rapporto tra debito pubblico e PIL, la spesa per interessi e l’inflazione, otteniamo il rendimento reale dei titoli di stato (attualmente negativo).

Finché per aumentare la competitività dei sistemi produttivi nazionali saranno compressi i salari dei lavoratori non esistono probabilità per una ripresa economica che sviluppi inflazione.

Il potere non è quello scritto sulla carta: è una struttura estremamente complessa, che agisce per meccanismi, rapporti, equilibri difficili da afferrare. Chi comanda sul serio non sono certo i ministri. Oggi di fatto l’Italia (e non solo l’Italia) è governata da un’oligarchia ristretta di cui fanno parte l’alta finanza, l’alta burocrazia, alcuni strati superiori dei partiti, le alte gerarchie ecclesiastiche, i grandi tecnocrati. [Lelio Basso]

Negli ultimi decenni la politica sembra aver perso di vista ciò per cui questa Repubblica è sorta e ciò su cui si basa, ovvero il Lavoro dei suoi cittadini e non è opportuno pretendere che essa cambi da sé in modo completamente sconnesso dalla società che la supporta con speranza in quanto essa è fatta di quelle stesse persone che compongono la società.

Anno dopo anno accusiamo i colpi di una morsa economico-finanziaria che riduce non solo la nostra capacità di spesa o il nostro risparmio, ma anche la nostra cultura, il livello delle nostre relazioni sociali e i presupposti per il nostro futuro.

La speranza: essa è in verità il peggiore dei mali perché prolunga le sofferenze degli uomini. [Friedrich Nietzsche]

Sembra evidente che l’Italia non fosse corrotta in origine e che la dignità di coloro che hanno costruito questo Paese, dei padri costituenti, dei lavoratori e delle famiglie che hanno dato a noi ciò che oramai apprezziamo sempre meno, fosse un esempio e non qualcosa di cui disfarsi per dare spazio all’egoismo che ci divide e ci porta a giustificare quell’orientamento al profitto che contraddistingue la nostra epoca .

Non è la nostra concezione di Debito il vero problema. Lo è la nostra concezione di profitto.