Questa mattina mentre davo uno sguardo alle notizie principali, ho letto un articolo che mi ha molto intristito, soprattutto perché è stato edito da un quotidiano che ha grande visibilità tra gli italiani.
Il flop del referendum abrogativo di ieri non è un segreto, però far passare l’idea che non essere andati a votare sia un segno di grande maturità dei cittadini rispetto alla classe politica, mi sembra esagerato, eccessivo, fuori contesto, immotivato e non ultimo pericoloso.
Non dobbiamo dimenticare che un referendum prima di essere sottoposto al voto, viene studiato dalla Corte Costituzionale che, nonostante negli ultimi anni sia diventata sempre più uno strumento politico, rimane composta da professionisti con un livello di competenza elevatissimo.
Quindi anche se la politica fossa composta solo da persone incapaci (votate ed elette comunque da noi, chi è causa dei suoi mali…) rimane il fatto che la Consulta ha dato parere favorevole, quindi ha ritenuto che i cittadini avessero il diritto/dovere di esprimersi in merito.
Ho già detto in un altro articolo quanto potere dia il referendum a ognuno di noi.
Nella cabina elettorale, ogni cittadino ha lo stesso potere del Legislatore, in quel momento si sta decidendo il destino di una Legge dello Stato, è come essere seduti in Parlamento.
Essere detentori della sovranità da luogo a delle responsabilità che non possono essere prese alla leggera.
Da più parti ho sentito dire che non votare è un voto, in realtà non è così, quella è solo una scusa.
Votare scheda bianca è un voto perché al fine della validità del referendum vale la presenza del 50% più 1 non l’assenza dell’80% degli aventi diritto.
Non va dimenticato che la pubblica amministrazione ha dovuto sostenere costi elevati per darci la possibilità di votare e quei 300 e più milioni sono stati presi dalle nostre tasse.
Se qualcuno stesse pensando che si potevano utilizzare in un altro modo, la risposta è NO, non si poteva perché la nostra Costituzione riconosce l’ufficio referendario e la Suprema Corte di Cassazione ha certificato che le procedure richieste per legge sono state eseguite.
Dunque visto che quel denaro pubblico oramai era stato stanziato, conveniva approfittare dell’occasione per esprimere il proprio parere.
E questo è lo sfogo di chi crede che per far funzionare bene le cose, dobbiamo impegnarci in prima persona, tutti!
Un discorso a parte merita il fatto che il referendum debba essere scritto in modo comprensibile per tutti e non solo per chi ha studiato diritto.
Nessuno tra le persone con cui ho parlato, era favorevole all’abrogazione della legge Severino né del carcere preventivo per alcuni reati eppure circa il 70% dei voti sono stati espressi proprio per la cancellazione immediata di quelle leggi.
Se 2+2 fa quattro allora è chiaro che molte persone si sono confuse nella cabina elettorale e ciò è dovuto esclusivamente alla complessità del quesito posto o per essere più precisi, al tecnicismo esagerato con cui il quesito è stato presentato.
Gli italiani che hanno votato, avevano le idee chiare su cosa volevano ma il sistema non li ha certo agevolati.
Se dobbiamo tirare le somme, è un bene che il referendum non abbia raggiunto il quorum necessario.
Adesso la palla torna al Parlamento che dovrà comunque occuparsi di aggiornare e snellire l’istituto della Magistratura.
Chiusa questa parentesi referendaria di inizio estate 2022, non ci resta che continuare a tenere alta l’attenzione.
Non smettiamo mai di fare rete e non dimentichiamo mai che il cambiamento inizia da noi.
Parafrasando il film “una settimana da Dio: Vuoi vedere un miracolo? Sii il tuo miracolo”, dico a tutti: “Vuoi vedere un cambiamento? Sii il cambiamento.
Siamo la Resistenza, la Ribellione e la Rinascita
Paolo Sandonnini del Fuoco di Serra San Quirico.