Progetti Fuochi – LA BIBLIOTECA UMANA

La Biblioteca Umana

L’idea della biblioteca umana nasce in Danimarca nel 2000, ispirandosi all’associazione Stop the violence movement, un ONG nata nel 1988 in onore di un amico degli attivisti fondatori, vittima di un’aggressione razzista. Le finalità del progetto sono quelle di fermare la violenza, di abbattere i pregiudizi rivolti alle persone ai margini della società e vengono ampiamente espresse dalla domanda: “Come possiamo capirci se non abbiamo la possibilità di parlarci?”. Venuta a conoscenza dell’esistenza della Human Library di Copenaghen, ho pensato che l’idea potesse essere estesa e riadattata all’attuale contesto sociale che stiamo vivendo che vede le persone che hanno scelto di non essere vaccinate come pericolose, violente, egoiste, ignoranti e via dicendo.

Penso che la creazione di una biblioteca umana possa essere utile per trasformare il conflitto in confronto, per restituire lo spazio e il tempo necessario a coloro che si sentono di non poter esprimere liberamente le proprie idee. In questo modo le persone stesse diventano libri da leggere, dove leggere l’altro non significa solo ascoltarlo e guardarlo ma anche vederlo per quello che è, liberato dall’etichetta ingombrante del “no-vax”. L’incontro con l’altro diventa un’occasione per vederci, per percepirci con gli occhi dello spirito (stando alla definizione del significato del verbo vedere), per comprenderci andando oltre i pregiudizi e gli stereotipi. A mio avviso, questa è una condizione necessaria affinché si possa vivere la dimensione del dialogo con l’altro.

Credo che l’umano, l’essere umano che il filosofo Nietzsche avrebbe definito “umano, troppo umano” è cosa talmente complessa che sia impossibile definirla, categorizzarla, darci un nome. Perché poi l’etichetta è difficile da dimenticare per chi l’ha subita, è difficile da trasformare e questo è completamente contrario alla natura umana che è qualcosa in costante e continua evoluzione. Proprio quello che sta accadendo ora. Ovvero si attribuiscono etichette che poi diventano giudizi e da giudizi sentenze e quindi condanne, di cui diventa difficile liberarsi. Con un giudizio, è facile fermare il cambiamento dell’uomo, il suo sviluppo, le sue trasformazioni. Ora sono i no-vax, prima erano gli ebrei, i neri, gli omosessuali e tanti altri.

Allora, l’idea è quella di riprenderci in mano il tempo che ci è stato rubato dagli uomini “grigi”, il tempo per un confronto, un dialogo, un incontro, uno sguardo. Ancora meglio se la biblioteca umana si svolge in un prato, sotto un albero, vicino a un fiume, in riva al mare, in ambienti dove per un attimo ci dimentichiamo del tempo dell’orologio come avrebbe definito il filosofo Bergson per rivivere il dimenticato tempo del cuore. Un ambiente tranquillo ci aiuta a riprendere contatto con i ritmi naturali, con il nostro respiro, con la nostra essenza e consente un ascolto più libero da condizionamenti, rumori, interruzioni. L’idea è quella di raccontarsi, guardandosi negli occhi e il dialogo può avvenire con un amico, un parente, tra una persona vaccinata e una non vaccinata, tra due persone non vaccinate. L’obiettivo è quello di destrutturare l’etichetta del “no vax” come una persona con ideologia fascista, violenta, aggressiva, pericolosa, ignorante, timorosa, egoista, terrapiattista, negazionista dando vita e spazio al proprio sè, che liberato da questa etichetta ingombrante può tornare a respirare attraverso un’argomentazione abbastanza neutrale delle proprie scelte. Per esempio le argomentazioni che avevo precedentemente scritto e raccolto, utilizzate nel video sono le seguenti:

-I no-vax sono timorosi? Iniziamo dicendo che quando uno ha paura, ha sempre paura di qualcosa nello specifico, non in generale. Probabilmente molti no-vax hanno paura degli effetti a lungo termine di questo vaccino. Direi che in questo caso, la paura è legittima, non credete? Dato che è ampiamente espresso il concetto che non si conoscono gli effetti a lungo termine della vaccinazione. Magari c’è anche chi ha paura degli effetti a breve termine, giusto? Anche questo mi sembra legittimo, viste le entità delle reazioni avverse verificatesi: trombosi, miocardite, pericardite, rigonfiamento linfonodi, ictus, morte etc. Mi sembra una paura legittima. Paura quindi perchè il farmaco essendo stato autorizzato in via sperimentale, ha saltato i dovuti passaggi per una corretta approvazione e i vari step necessari per certificarne la validità. Come ha affermato il professor Giovanni Frajese endocrinologo e associato dell’Università “Foro Italico” durante una conferenza tenutasi in Senato avente come tema di discussione le vaccinazioni pediatriche, i vaccini a mRNA e a DNA sono una classe di vaccini completamente nuova per cui sarebbero stati necessari 18 mesi per prepararli. In una situazione di normalità, i tempi previsti per lo sviluppo e l’approvazione dei vaccini si sarebbero conclusi nel 2033. Essendo però una situazione di emergenza sanitaria, i tempi per la sperimentazione sono stati ridotti a 18 mesi, tempi che non sono stati rispettati. Che fasi sono state saltate?

-Studi riguardanti le interazioni farmacocinetiche.

-Studi sulla tossicocinetica ovvero sulla tossicità del prodotto farmacologico.

-Studi sulla genotossicità ovvero l’effetto a livello genico del farmaco. Esso è uno studio importante, l’EMA stessa ribadisce la necessità di assumere degli anticoncezionali se sto prendendo una sostanza genotossica.

-Studi sulla carcinogenicità riguardanti la valutazione del potenziale cancerogeno di prodotti farmaceutici.

Inoltre, è possibile constatare dai dati sulla biodistribuzione della proteina Spike come tenda ad accomularsi in 48h in diversi luoghi dell’organismo, tra cui nelle ovaie. Il professore poi afferma come nei giovani tra i 12 e i 16 anni, il rischio di miocardite dovuto al vaccino sia del 52%. Riporta poi i dati presi dal The new England Journal of Medicine dove viene mostrato il percorso fatto sui bambini, in cui è presente sia un gruppo placebo che uno che ha fatto il vaccino. Quello che emerge è che l’efficacia relativa al placebo è del 100% ovvero su 1000 persone che hanno fatto il vaccino, di queste 0 hanno sviluppato il virus in due mesi. Nel gruppo placebo invece su 1000 persone, hanno sviluppato la malattia in 16. Quindi per ciò che riguarda la riduzione del rischio relativo o RRR si ottiene il 100% ma per la riduzione del rischio assoluto che riguarda l’efficacia di copertura del vaccino si ha lo 0,84%. Inoltre dagli studi è emerso che su 1000 persone, 1 bambino ha rischiato di morire. A fronte di ciò, direi che non solo è legittimo avere paura dei vaccini ma anche doveroso stando al principio di precauzione.

-I no-vax sono poco informati? Ma anche questa mi sembra una generalizzazione. A me sembrano più informati di coloro che senza farsi neanche una domanda sull’efficacia e sulla sicurezza del prodotto farmacologico, scelgono di farne da cavia. Le domande e i dubbi non sono sempre stati fonte di intelligenza? Anche perchè se ci pensate, chi si pone delle domande è stimolato a cercare delle risposte, chi non se le fa, probabilmente sposa le risposte del primo intervistato in televisione.

-I no-vax sono negazionisti? No. Credo siano poche le persone che negano l’esistenza del virus. I no-vax come tutti gli altri, hanno rispettato fin dall’inizio della pandemia le norme anti-covid e si sono adeguati ai vari protocolli sanitari. I no vax poi, proprio perchè riconoscono l’esistenza della malattia, si sono informati sulla possibile cura, trovando una cura più efficace di quella della tachipirina e della vigile attesa. Si sono confrontati con vari gruppi di medici come quello delle Terapie domiciliari precoci che hanno curato fin dall’inizio della pandemia moltissimi pazienti, avendo pochissimi decessi. Anche queste cure però non sono state riconosciute come anche quella al plasma del professor De Donno, per quale motivo? Perchè?

E’ importante che nel processo di destrutturazione di questo giudizio, si portino a sostegno delle proprie idee, semplici concetti logici, oggettivi, dimostrabili e appartenenti ad una zona neutra con un tono pacato, tranquillo ma determinato. Quando il giudizio apparirà a voi e al vostro interlocutore qualcosa di poco interessante, potrete anche decidere di raccontare qualcosa di voi, di più personale, della vostra storia. L’ascolto dell’altro può essere totale, lasciando quindi a chi parla tutto lo spazio necessario senza porre alcuna domanda, oppure muovendo di tanto in tanto qualche interrogazione per dar modo a chi parla di rendere più fluido il suo racconto e per scandirne i punti essenziali. Se scegliete di proporre un dialogo tra un vaccinato e un non vaccinato, l’ascoltatore può per esempio decidere di muovere alcune domande/provocazioni che sentiamo spesso fare da coloro che hanno scelto di vaccinarsi, ritenendola come l’unica soluzione possibile a questa situazione. Le domande quindi possono essere anche quelle più comuni che ci vengono poste ogni giorno in svariate occasioni.  Dopo aver creato quindi un ambiente dedito all’ascolto autentico e incondizionato, caratterizzato dalla sospensione del giudizio, potete far nascere discussioni incentrate su vari temi, sulla condivisione di riflessioni o semplicemente esprimere e sostenere le vostre idee attraverso forme d’arte come estratti di brani musicali, film, poesie, discorsi filosofici e tutto ciò che più vi rappresenti. L’altro può partecipare in maniera attiva alla discussione oppure può decidere solamente di ascoltarvi.  Cercate di non tralasciare aspetti come il come affermate qualcosa, ovvero la modalità comunicativa che utilizzate curando aspetti come il tono della voce, l’espressività del corpo, la gestualità, le pause e i silenzi che renderanno il vostro racconto più efficace.  Al termine del racconto, che deve essere breve (non più di 5 minuti), chi ascolta potrà ringraziare chi ha scelto di raccontarsi ponendo l’attenzione su ciò che è cambiato rispetto a prima nella propria percezione dell’altro diverso da sé. Se lo si ritiene opportuno è poi possibile fare cambio se anche l’altro vuole raccontare le motivazioni che hanno guidato la sua scelta oppure se vuole esprimere e spiegare perché ha scelto di ascoltare la sua storia, da che cosa è stato mosso. I dialoghi possono avvenire a coppie, in piccoli gruppi oppure possono essere rivolti a un gruppo più esteso di persone divenendo l’occasione per discussioni collettive, dibattiti basati sul rispetto reciproco, sull’ascolto autentico e sulla sospensione del giudizio.

Una volta registrato il vostro dialogo, potete proporre questo progetto alle biblioteche presenti sul vostro territorio. Per estendere il progetto e le vostre idee, potrebbe essere interessante organizzare delle giornate dedicate alla biblioteca umana all’aperto nelle piazze delle città o nei parchi in parte con persone scelte da voi e in parte per attirare e risvegliare nuove persone, inducendole a fermarsi un attimo a riflettere assieme a voi. La biblioteca umana potrebbe essere così una nuova forma di protesta pacifica, alimentata dal fuoco delle vostre idee.

Ulteriori informazioni...

Culturale/artistico, sovranità digitale, spirituale, rivolto a tutti gli appartenenti ai fuochi R2020.

In corso.

Registrare un video breve in cui riuscire a trasmettere le proprie “motivazioni”, cercando di far comprendere all’altro, profondamente, cosa lo muove.

Avvio di un processo di destrutturazione di un giudizio.

Chiunque voglia impegnarsi.

ARIANNA

ariannacoloru@gmail.com