Il nucleare “pulito” di Bill Gates – UNIAMO I PUNTINI 2

DI MANLIO DINUCCI

La 26esima Conferenza ONU sul clima, che si tiene a Glasgow dal 31 ottobre al 12 novembre, focalizza l’attenzione sul riscaldamento climatico, di cui si spettacolarizzano le conseguenze. Ignora così il problema più urgente, quello del peggioramento della qualità dell’aria (v. Grandangolo 18). Allo stesso tempo si rilancia il nucleare. Bill Gates sostiene che “il nucleare è ideale per affrontare il cambiamento climatico”.  La società da lui creata, TerraPower, sta costruendo un reattore “pulito” alimentato col natrium. La Columbia University dimostra però che “il reattore Natrium userà una maggiore quantità di uranio altamente arricchito”, quindi sarà tutt’altro che pulito. Anche l’Unione Europea sta rilanciando il nucleare. Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, annuncia che “abbiamo bisogno di una fonte sicura, il nucleare”.

Il Dipartimento USA dell’Energia assicura che “l’energia nucleare protegge la qualità dell’aria”. Ignora quindi la radioattività diffusa nell’atmosfera dai catastrofici incidenti di Three Mile Island (USA, 1979) e Cernobyl (URSS, 1986), e il prossimo scarico in mare di un milione e mezzo di tonnellate di acqua radioattiva dalla centrale giapponese di Fukushima, dove nel 2011 si è fuso il nocciolo di un reattore contenente plutonio. Ignora il problema ancora insoluto di dove collocare in condizioni di sicurezza le oltre 250.000 tonnellate di rifiuti radioattivi, che rimarranno pericolosi per millenni, oggi conservati in bidoni col rischio di pericolose fuoriuscite di radioattività.

La vera alternativa ai combustibili fossili sono le fonti eolica e solare, il cui uso per produrre elettricità — in particolare con le turbine eoliche galleggianti posizionate in mare e le centrali solari termodinamiche — non genera inquinamento ed è economicamente sempre più competitivo. L’Italia è indietro nell’uso di tali tecnologie, che permetterebbero di riconvertire molte aziende oggi in crisi e creare molti posti di lavoro.   

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