Se c’è ancora un barlume di diritto nel nostro Stato, nessuno oggi si può permettere di chiudere l’Hotel Cavallino Bianco. In questo luogo, infatti, si trova il mio domicilio parlamentare tutelato dalla Legge italiana, dalla Costituzione e da diverse sentenze della Corte.
di Sara Cunial
Questo luogo rappresenta un baluardo di libertà e democrazia e un esempio tangibile di dignità e responsabilità per questo l’ho scelto come dimora parlamentare e come punto di riferimento per il lavoro delle prossime settimane. L’ordinanza firmata dal presidente della Provincia autonoma, Arno Kompatscher, per la ‘ripetuta inosservanza delle misure anti-Covid’, con cui si impone la chiusura totale di dieci giorni all’albergatore Hannes Kühebacher è perciò illegittima due volte.
La prima per le motivazioni per cui si sta punendo un lavoratore per il solo fatto di aver difeso i propri diritti e quelli dei propri dipendenti e aver rispettato la nostra Carta Costituzionale; la seconda qualora si verificasse, per aver arrecato danno all’attività di un parlamentare, compromettendo il mio diritto all’inviolabilità del domicilio correlato direttamente all’esercizio dell’attività stessa.
Tutto ciò in palese contrasto non solo con l’articolo 68 della Costituzione, ma anche con la sentenza della Corte Costituzionale n.58/2004 del Presidente Zagrebelsky, che dispone (tra l’altro) che, senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del parlamento può essere sottoposto a perquisizione personale o domiciliare.
Detto ciò essere arrivati a ledere in maniera così violenta, prepotente e vile chi da una vita lavora onestamente, chi porta avanti da generazioni tradizioni e cultura, chi s’impegna costantemente, con rispetto e dedizione, per la propria famiglia, il proprio paese il proprio territorio, è segno di quanto questi tempi siano bui ma, allo stesso tempo, di quanto chi alza la testa e agisca con cuore aperto e schiena dritta, faccia paura a chi ci vorrebbe sottomessi e inermi.
Fa paura la memoria di un popolo che oggi come ieri è ben rappresentata dalla famiglia Kühebacher, settecento anni di storia di gestione di questo hotel, tramandato di padre in figlio. Quello che stanno facendo, qui come altrove, è distruggere la nostra economia e le nostre radici, la nostra indipendenza e la nostra intelligenza, il legame con la nostra terra, con gli altri esseri umani, con i nostri figli e con i nostri avi vogliono annientare l’amore per ciò che siamo. Non glielo permetteremo.